Agonia Milan, traballa la panchina di Giampaolo col Genoa si gioca tutto
Un lungo vertice «a caldo» e poi altre ore di profonda riflessione. Per ora Marco Giampaolo resta sulla panchina del Milan ma ha finito i bonus a disposizione.
Sabato contro il Genoa è la sua ultima spiaggia: o vince - contro l’altro traballante Andreazzoli - o è perduto. Una decisione maturata non senza patemi: qualcuno, pare, avrebbe preferito chiudere questa esperienza shock dopo la sconcertante scoppola contro la Fiorentina e la relativa contestazione di tutto San Siro - la Curva Sud ha abbandonato lo stadio ad un quarto d’ora dalla fine - ma le parole di Paolo Maldini nell’immediato post-gara («lo difenderemo sempre») sono sembrate troppo vincolanti per fare marcia indietro.
La proprietà - Gordon Singer domenica sera era a San Siro - preferisce non commentare l’allarmante situazione, con la squadra sedicesima in classifica, con appena un punto di vantaggio sulla zona retrocessione: i delegati del fondo sono convinti di aver allestito una dirigenza di alto livello e si fidano ciecamente delle valutazioni che faranno il Cfo Boban, il dt Maldini e il ds Massara - usciti dalla stadio a mezzanotte e mezza, dopo due ore di summit -, in un senso o nell’altro.
Maldini per primo ci mette ancora una volta la faccia e riceve con amarezza il Tapiro d’Oro di Striscia la Notizia: «Sono tanti anni che non siamo al livello di una volta. È una sofferenza per chi ama questa squadra». Anche Sacchi si erge a scudo per Giampaolo: «Esonerarlo sarebbe un errore doppio: uno sbaglio della società e una mancanza di rispetto verso il professionista. Bisogna avere pazienza, il Milan è giovane».
Ma il casting è partito, segnale che per Giampaolo si tratta di una fiducia poco convinta e ormai a tempo: Rudi Garcia si è proposto, Shevchenko (che nello staff ha Tassotti e Maldera, gente di casa a Milanello) vuole portare l’Ucraina all’Europeo e non può liberarsi, Ranieri scalda poco i cuori, mentre Gattuso difficilmente sarebbe disposto a rimangiarsi le dimissioni di fine maggio. Spalletti e Allegri appaiono inavvicinabili per ambizioni ed ingaggi ma sono a caccia di rivincite.
E Giampaolo? Appare un uomo solo. Oggi pomeriggio avrebbe dovuto partecipare ad un evento in onore del suo ‘mentorè, Giovanni Galeone, ma ha preferito disertare per concentrarsi sul lavoro in quella che rischia di diventare la settimana spartiacque della sua carriera. Non cambia idea e non alza i toni, come è nella propria natura: oggi ha lasciato il giorno libero alla squadra e confermato per domani la ripresa degli allenamenti. Altri, probabilmente, avrebbero portato la squadra in ritiro per cercare di cementare il gruppo. «Sembra che non ci siamo mai allenati assieme», la triste considerazione del tecnico dopo la Fiorentina. Lui, a suo modo, ha lanciato qualche messaggio: le sostituzioni di Kessie, Piatek e Suso - e la conseguente bordata di fischi - sono sembrate modi per stuzzicare il loro orgoglio. Senza uno straccio di gioco, non resta che quello.
(Luca Guazzoni - agenzia ANSA)