Con la Brexit «dura» rischia anche lo sport dalla F1 al rugby
La vittoria di Boris Johnson alle elezioni generali avvicina la Brexit e il mondo dello sport, a cominciare da quello dorata della Premier League, torna a tremare. Perché l’uscita del Regno dall’Unione Europea, che il Premier promette avverrà entro la fine di gennaio, significherà - con ogni probabilità - più restrizioni per i lavoratori comunitari. Nonostante non siano ancora chiari i contorni della Brexit di Johnson, resta ancora possibile un divorzio disordinato da Bruxelles, nel caso fallissero i negoziati per la definizione dei futuri accordi commerciali. E ciò significherebbe un netto taglio con il recente passato, uno strappo brusco dall’Europa.
Cambieranno, in ogni caso, le regole sul tesseramento dei calciatori stranieri provenienti dall’Europa, che viceversa oggi possono circolare liberamente. Più regolamentazioni, e inevitabilmente minor libertà: verranno loro applicati gli stessi limiti, previsti per qualsiasi immigrato europeo. Secondo un recente studio condotto dalla Brexit, le nuove norme potrebbero interessare fino a 300 giocatori: attualmente sono tesserati tra i 20 club della massima divisione, ma in un prossimo futuro rischiano di trovarsi fuori dal Regno. Finora il rilascio del permesso di lavoro è sempre stato subordinato al fatto che nei due anni precedenti alla richiesta del permesso, il calciatore in questione avesse disputato una alta percentuale di gare con la propria nazionale, tenendo conto anche del ranking Fifa. Un criterio per garantire un elevato standard di professionale che potrebbe diventare ancor più selettivo in futuro. Con gravi ripercussioni, inevitabilmente, per le stesse società, impoverite da un punto di vista anche sportivo come già capitato da un punto di vista economico. Perché la forte svalutazione della sterlina, rispetto alle principali valute mondiali, all’indomani della Brexit, ha inciso sul potere d’acquisto dei club.
Nell’attesa cerca di approfittarne la Federcalcio inglese (FA) che fa pressione sulla Premier League, la lega della massima divisione, per ridurre da 17 a 12 il numero massimo di calciatori stranieri tesserabili da ciascun club: fino al nuovo millennio i calciatori inglesi rappresentavano l’85%, oggi circa il 40%.
Simili contraccolpi negativi colpiranno anche il campionato di rubgy, tra i più importanti d’Europa, e pure alcune scuderie di Formula 1. Come la Mercedes Benz F1, che ha il suo quartier generale a Brackley, nel Northamptonshire. In futuro sarà più difficoltà per la scuderia campione del mondo attrarre i migliori ingegneri, o anche solo ottenere i necessari permessi di lavoro.