Forray: «La speranza di tornare in campo resterà fino alla fine»
Duri a morire. Ma anche ad abbandonare la speranza di tornare prima o poi in campo. Fedele al motto della sua Dolomiti Energia, capitan Toto Forray non si arrende a chiudere anzitempo la stagione. «Ma adesso - dice - non ci si deve pensare. Si sta tutti a casa e si lascia lavorare chi si sta sacrificando per tutti noi. Per il resto si deve aspettare e capire quello che succederà».
Anzitutto, come va Toto?
«Bene, grazie, considerando la situazione difficile che stiamo vivendo tutti».
Secondo lei è giusto che Lega e Federazione dichiarino annullata la stagione?
«In questo momento non si può che dire di sì. Secondo me bisogna capire come si evolve la pandemia. Va fatto il punto settimana dopo settimana, anche se adesso è naturalmente impossibile riprendere a giocare. Noi tutti abbiamo il contratto che scade il 30 giugno, quindi fino a quel giorno si può giocare. Ci sarebbe ancora tempo se la situazione dovesse migliorare».
Il presidente di Lega Gandini ha posto come “deadline” il 16 maggio. Da lì a fine giugno ci sarebbe un mese e mezzo per terminare la stagione. Un tempo sufficiente?
«In teoria sì. Se hanno detto quella data penso che abbiano studiato una formula adatta. In un mese e mezzo si può provare a terminare la regular season e a fare dei brevi playoff».
Giocando a porte chiuse quasi sicuramente.
«Appunto, bisogna capire anche questo. Probabilmente sì, ma ci sono anche altre questioni da affrontare, per esempio se i giocatori sono disposti a scendere in campo senza paure...».
Invece in caso di chiusura anticipata della stagione, secondo lei andrebbe assegnato lo scudetto, congelando la classifica a fine del girone d’andata?
«Avrebbe un senso cristallizzare la classifica alla fine dell’andata per quando riguarda i posti da distribuire per le coppe europee del prossimo anno. Per quanto riguarda lo scudetto no, perché nel basket si decide tutto ai playoff. La speranza sarebbe però quella di tornare a giocare perché vorrebbe dire che la situazione è migliorata: il basket adesso è in secondo piano».
Prima di ricominciare a giocare quanto tempo da dedicare esclusivamente agli allenamenti servirebbe?
«Per ritrovare il massimo della condizione almeno un mese, ma i tempi non ci sarebbero. Quindi direi almeno 10 giorni, meglio due settimane, perché poi, giocando ogni 2 o 3 giorni, si rischierebbero infortuni».
Il calcio discute sul taglio degli ingaggi e la Juve l’ha già fatto. Lei che ne pensa?
«Ho visto che la Juve congelerà gli stipendi, tagliando un mese e spalmando gli altri sul prossimo anno. Se anche nel basket si dovesse decidere di chiudere dovremmo parlarne. Non è un momento facile per nessuno, ai club mancheranno incassi e la questione sarà al centro delle trattative».
Il gm Trainotti sostiene che al termine dell’emergenza anche il basket non sarà più lo stesso e che società e giocatori dovranno avere una responsabilità maggiore nei confronti delle realtà in cui sono radicati. Condivide?
«Secondo me tutto quello che sta succedendo farà cambiare molte cose, anche se ancora non mi è del tutto chiaro come. Anche il basket per forza di cose si adeguerà alla nuova normalità: le società si riassesteranno, gli sponsor pure. Sarà un momento delicato in cui si dovrà ricominciare da capo, magari facendo le cose in modo giusto».
A cosa pensa?
«Tra le altre cose al fatto che noi giocatori di Serie A siamo professionisti e dunque abbastanza tutelati, ma nelle minors non è così. Ci sono intere famiglie che, dalla A2 in giù, vivono grazie al basket ma con poche certezze. Bisognerà pensare anche a questo».
Come passa le giornate?
«In famiglia. Gioco con i bimbi, la sera ci vediamo qualche film».
Almeno lei uscirà per portare a spasso i cani.
«No, sono a Forlì dai suoceri. Dal momento in cui è stato chiuso tutto sono uscito solo due volte per fare la spesa».
Riesce ad allenarsi un po’?
«Seguo il programma di esercizi a corpo libero che ci ha inviato il nostro preparatore».
I suoi bambini risentono di questo clima strano?
«Celeste è troppo piccola per rendersi conto. Samuel sa che siamo a casa per questo virus ma chiaramente non sa cosa sia. Sa però che quando finirà si potrà di nuovo uscire»
In Argentina com’è la situazione?
«Devo dire che il governo ha capito abbastanza velocemente la drammaticità della situazione in Europa, e quindi - pur con pochi contagiati - ha deciso subito di chiudere tutto. La mia famiglia sta bene e sono tranquilli anche per noi qui a Trento e per mio fratello a Roma. All’inizio per loro non era facile capire quello che stava succedendo da noi, ma da qui abbiamo cercato di spiegare che non si scherza ed è stato un bene».