Magic Johnson: Covid-19 come Hiv, i neri più discriminati
Nel 1991 fu il primo campione dello sport ad annunciare la sua sieropositività. Con lo stesso coraggio, e in forza della sua immensa fama mondiale, Magic Johnson torna oggi in campo contro il coronavirus, e le discriminazioni che con la pandemia rischiano di ritornare.
Mentre in tutti gli Usa il Covid-19 miete vittime sempre più numerose, si riapre l’eterna questione della parità di accesso di tutti i cittadini alle cure sanitarie. Oggi dalla tribuna video della Cnn, l’ex ma ancora popolarissima star della Nba ha lanciato un appello pubblico alle autorità americane perché consentano l’accesso a test e cure anche agli afroamericani.
Johnson ha in particolare chiesto che «i test siano disponibili in tutte le parti degli Usa in modo che tutte le comunità abbiano pari accesso. Il motivo per cui io sono ancora vivo -ha aggiunto Magic Johnson, ricordando la sua storia personale- è la diagnosi precoce. Trent’anni fa ho fatto un esame, è venuto fuori che avevo l’hiv e mi sono salvato la vita». Ora con il covid-19 «le persone voglio fare il test e fino a quando non lo faranno, non si sentiranno a proprio agio».
«Per le comunità afroamericane che finora sono state le più colpite dal covid-19 -ha detto Johnson- un più ampio accesso alle cure mediche e l’accesso alle informazioni giuste su questo virus faranno la differenza».
Il vecchio campione ha poi affondato il dito nella piaga del sistema sanitario statunitense: «gli afroamericani affrontano già molti problemi di salute, parlo di hiv e aids, ma anche di obesità, diabete, pressione alta, ora si aggiunge il coronavirus, è una situazione difficile» e «la mancanza di accesso alle cure sanitarie, trasforma ciò in un problema imbattibile».
Secondo la Cnn i primi dati di alcune città mostrano che finora un numero impressionante di afroamericani è stato ucciso dal coronavirus. A Chicago a inizio questa settimana il 72% delle vittime del covid-19 erano nere, mentre gli afroamericani in città sono il 30% della popolazione.
Secondo il mito del basket americano «sulla pandemia circola anche molta disinformazione, che contribuisce ad aggravare il problema. Mi ricorda le voci e le credenze che circolavano quando c’erano ancora poche notizie sull’hiv. I neri -ha detto Johnson- pensavano di non poter contrarre hiv e aids. È la stessa cosa con il coronavirus. Mi ricorda che trent’anni fa ci sbagliavamo tutti. Ecco perché vediamo questi numeri così alti di vittime del coronavirus, perché ... la gente è andata là fuori a spargere la voce che i neri non potevano contrarlo, e ora vediamo che non solo possiamo prenderlo il virus, ma possiamo pure morire a causa sua» ha detto Johnson.
Sul proseguimento della stagione aggiunge: «La pallacanestro tornerà, ma probabilmente inizialmente senza il pubblico. Una volta che si giocherà una partita senza i tifosi sugli spalti, ci adatteremo alla loro assenza. Abbiamo giocato tutti nella nostra vita su campi da gioco all’aperto senza che i tifosi fossero lì. Quindi i giocatori di basket si adatteranno».
Secondo la leggenda a stelle e strisce, capace di mettere in bacheca ben cinque titoli Nba con i Lakers, i giocatori sono pronti a tornare sul parquet una volta superata l’emergenza sanitaria: «Se avranno la possibilità di riprendere da dove erano rimasti, e qualora siano tutti testati e in buona salute, lo faranno per incoronare una squadra campione, la migliore dell’Nba».