Phelps, la depressione e la pandemia «Mi è sembrato di impazzire»
Sospeso fra la pandemia da Covid-19, la relativa quarantena e i suoi noti quanto famigerati problemi di depressione, Michael Phelps si è detto «molto provato» da un «periodo durissimo», uno «dei più spaventosi della mia vita».
Per l’olimpionico del nuoto è stato come lottare contro i fantasmi del passato e compiere un viaggio a ritroso per attraversare i propri incubi. Ventitre ori olimpici, tre argenti e due bronzi, una carriera praticamente impossibile da imitare e un male oscuro da combattere. «Prima delle Olimpiadi di Rio 2016 ho condiviso pubblicamente, e per la prima volta, i miei problemi di depressione: non è stato facile portarli alla luce. Aprirsi, però, mi ha tolto un peso enorme e semplificato la vita».
«La pandemia è stata una sfida che non mi sarei mai aspettato - ha aggiunto il nuotatore originario di Baltimora, nel corso di un’intervista a Espn -. Non mi sono mai sentito così impotente, a pezzi. Restare chiuso in casa a chiedermi: quando finirà? Come sarà la vita quando la pandemia sarà finita? Sto facendo tutto il possibile per essere al sicuro? La mia famiglia lo è? Tutto questo mi ha fatto impazzire». «Molti di noi combattono contro i propri demoni e lo fanno in un momento così. La verità è che non finisce mai. Ci sono giorni buoni e altri meno, ma non c’è un momento in cui finisce», aggiunge.
Phelps ha ammesso di essere «grato alla propria famiglia». «Stiamo bene e non abbiamo problemi a pagare le bollette o a fare la spesa, come invece purtroppo accade in questo momento nelle altre case un pò dappertutto - le parole del nuotatore statunitense -. Però, devo lottare contro il mio stato d’animo, ma voglio che la gente sappia che non è sola. Molti di noi stanno combattendo contro i propri demoni. Ci sono momenti in cui mi sento inutile, altri in cui affiora la rabbia: più di una volta mi sono messo a urlare da solo, in palestra. È quasi come in una scena in “Last dance”, quella in cui Jordan siede su una poltrona, fuma un sigaro ed è “finito, stop”, non può andare oltre. Qualche volta non vorrei essere me stesso».