In Premier altri sei positivi Così la ripresa slitta
Il giorno dell'atteso ritorno agli allenamenti non individuali in Premier League è stato segnato in chiusura da un dato ad effetto: sei persone, appartenenti a tre club, sono risultate positive ai tamponi e poste subito in isolamento per una settimana. Una piccola percentuale tra i 748 test effettuati tra giocatori, tecnici e membri dello staff di 19 delle 20 società, ma la lega ha specificato che attende ancora alcuni risultati. Massimo riserbo sui nomi e anche sui club coinvolti. Non ha invece pensato a nascondersi il primo ammutinato': Troy Deeney (nella foto) , capitano del Watford di proprietà della famiglia Pozzo che controlla anche l'Udinese, ha detto di non voler tornare ad allenarsi perché teme per la salute della sua famiglia. Anche Juergen Klopp, pur sperando di tornare a giocare, antepone la salute al possibile mancato titolo per il suo Liverpool: «C'è di peggio nella vita», ha commentato.
Quella dell'attaccante del Watford è invece una presa di posizione strettamente personale, legata alle particolari condizioni si salute del figlio di pochi mesi, un «soggetto a rischio». «Basta che ci sia un solo infetto nel gruppo, perché io possa portare il virus dentro casa - le parole di Deeney su YouTube -. Mio figlio ha difficoltà respiratorie non voglio esporlo a nessun rischio». Una posizione che l'esito dei test rafforza. I tamponi sono stati svolti tra domenica e lunedì in vista della ripresa degli allenamenti di ieri, quando le squadre si sono ritrovate nei rispettivi centri sportivi per le prime sessioni di lavoro in piccoli gruppi. Il massimo campionato inglese è fermo dal 13 marzo a causa dell'emergenza Covid, e mancano ancora 92 partite per la sua conclusione. La lega inglese aveva inizialmente individuato in venerdì 12 giugno la data della possibile ripresa del campionato, ma con ogni probabilità il ritorno in campo verrà rimandato di almeno una settimana e i club devono accordarsi su una serie di precauzioni logistiche. La strada è ancora lunga.