Processo ad Alex Schwazer verso la vittoria la Procura chiede l'archiviazione per l'accusa di doping del 2016
Alex Schwazer intravede il traguardo nella gara più lunga della sua vita, iniziata il primo gennaio del 2016 con esame antidoping a sorpresa nella sua abitazione in Alto Adige. La procura di Bolzano chiede infatti l’archiviazione del procedimento penale, l’ultima parola di certo spetta al Gip, ma la strada ormai sembra in discesa.o
«Eravamo sempre convinti che sarebbe finita così. Una sorpresa casomai sarebbe stata la richiesta di rinvio a giudizio». Il legale di Alex Schwazer, l’avv. Gerhard Brandstaetter, ha commentato così la notizia.
Come è nello suo stile Brandstaetter resta pacata e non si fa prendere dall’entusiasmo. «Attendiamo ora i prossimi passi e un’eventuale opposizione alla richiesta di archiviazione. Poi intraprenderemo faremo di tutto per tutelare l’integrità di Alex, sia in sede di giustizia ordinaria che sportiva». Il marciatore, a più riprese, si era rivolto al tribunale federale svizzero chiedendo la sospensione della squalifica di 8 anni. «Torneremo a Losanna», aveva commentato Brandstaetter lo scorso maggio, dopo l’ultima battuta d’arresto.
L’indagine della procura bolzanina si riferiva al presunto caso di doping di Alex, risalente al 2016, e non al primo caso, del 2012 (quello ammesso dallo stesso marciatore). Tutto era nato da un controllo del primo gennaio 2016, in seguito al quale il tribunale di arbitrato sportivo aveva condannato il marciatore a una squalifica di 8 anni, che sta ancora scontando.
L’atleta ha sempre contestato la validità di questo secondo caso di presunta positività, puntando il dito sugli anomali valori, altissimi, del Dna contenuto nella provetta, dichiarandosi vittima di un complotto.
Riuscire a dimostrare con certezza che la sua provetta sia stata manomessa non è però affatto facile, anche se sono già emerse nel corso dell’indagine lacune nella catena di custodia delle provette e atteggiamenti contraddittori da parte di Wada e Iaaf.
A questo si aggiungono anche le ormai famose 23 mail che erano state intercettate nel 2017 da un gruppo di hacker russi dai siti della Federazione internazionale di atletica leggera (Iaaf), e dell’Agenzia internazionale anti doping (Wada). Nelle mail - la cui autenticità dev’essere comunque ancora accertata a livello giudiziario - emerge infatti un quadro di collusione per evitare che, attraverso il test del Dna di Schwazer, venisse scoperta l’esistenza di un complotto per delegittimare Schwazer.
«È importante che è proprio l’accusa ora a chiedere l’archiviazione, poi vediamo il resto», sottolinea Brandstaetter. La gara non è finita, ma ormai Alex vuole arrivare fino in fondo.