Itas, molti big in partenza dopo una stagione senza successi
Dopo la sconfitta nella finale di Champions parte il cantiere della ricostruzione di una squadra costosa che a inizio stagione era nata per vincere. Si profila una ripartenza con un budget ridimensionato. Sarebbero in uscita Lucarelli e Nimir, forse anche Giannelli, Lisinac e Rossini. Ma potrebbe tornare a Trento l'indimenticabile Kaziyski
LA FINALE Champions amara per l’Itas, la coppa finisce in Polonia
TRENTO. Era appena terminata la stagione 2012-2013. l'Itas aveva vinto Mondiale per club, Coppa Italia e Scudetto ma il presidente Diego Mosna decise che era ora di cambiare.
Forse stanchezza, forse rapporti personali arrugginiti, forse... chissà.
Sta di fatto che quell'anno partirono Kaziyski, Juantorena, Raphael, Stokr, Djuric, Bari e l'allenatore Stoytchev.Oggi le voci di mercato - che non solo voci, visto che alla base ci sono le dichiarazioni d'intenti del presidente Diego Mosna e del general manager Bruno da Re - sembrano nuovamente indicare una rifondazione in Trentino Volley.
Le prospettive indicate dai vertici societari, e dunque il ridimensionamento del budget, lasciano intendere che i giocatori con i contratti più onerosi saranno messi sul mercato. Così, almeno, paiono avere inteso loro, i giocatori, e i relativi procuratori. Oltre le squadre avversarie, pronte a buttarsi sui pezzi pregiati.
Naturalmente l'esito negativo della finale di Champions League (con 250 mila euro nelle casse anziché 500) ha inciso. Però è impensabile che una società con il blasone dell'Itas si sia fatta condizionare solo da una partita.
Sarebbe pura schizofrenia. Piuttosto, quella partita è stata il punto d'arrivo di una stagione mai decollata, sia dal punto di vista dei risultati sia dal punto di vista del calore, vista l'emergenza sanitaria che ha lasciato il pubblico fuori dai palazzetti, con conseguente caduta dei ricavi.
Oggi, oltre che di Lucarelli a Civitanova (lo si dice da mesi, in cambio arriverebbe Rychlicki), si parla anche di Nimir che sarebbe pronto per andare a Modena e anche di Giannelli in forse così come Lisinac. E, nel bailamme, qualcuno butta sulla bilancia anche Rossini, tanto a peso.
A Trento sbarcherebbe Lavia e tornerebbe Kaziyski. Staremo a vedere.
Certo è che in un campionato - il prossimo - che si farà molto più duro con i rafforzamenti di Perugia, Civitanova e di Modena, Trento rischia di uscire dalla mappa della pallavolo di vertice.
Dal canto loro, giustamente, i dirigenti fanno presente che il bilancio di quest'anno è stato troppo oneroso per essere sostenuto ancora: «Era una squadra fatta per vincere», ripetono tanto Mosna che Da Re.
E non ha vinto, sappiamo tutti.A ben guardare, però, la squadra era più forte di quella dell'anno precedente?Vediamola reparto per reparto. Il regista era lo stesso, Giannelli. Così come il centrale Lisinac. È arrivato Podrascanin, che di certo ha un altro peso specifico rispetto a Candellaro (con tutto il rispetto).
Però, se non hai Simon, le partite non le vinci al centro della rete.
Dunque in questo settore il miglioramento c'è stato, ma è relativo.
Nel reparto schiacciatori siamo passati da Kovacevic e Russell a Lucarelli e Kooy (o Michieletto).
Kovacevic è giocatore da vincere partite da solo (e lo ha fatto diverse volte) e anche Russell è stato spesso determinante.
Quest'anno, Lucarelli ha fatto il suo, senz'altro. Ma ha fatto il "Lucarelli" (vincendo la partita da solo) in gara 1 di semifinale scudetto.
Poi ha giocato bene, ha dato equilibrio, ha ricevuto con buone percentuali.
Ma non ha saputo caricarsi la squadra sulle spalle (pur avendo attaccato complessivamente con il 57% in semifinale).
E in diagonale con lui non possiamo dire molto di Kooy, che si è dimostrato troppo fragile in ricezione.
Michieletto, d'altro canto, è apparso buono in ricezione, ma non altrettanto in attacco, almeno per una squadra che punta a traguardi ambiziosi (la sua media di attacco è stata del 38,6% nelle quattro gare di semifinale). Per carità, è giovane, migliorerà anche lì e diventerà un campione. Però se la squadra voleva vincere quest'anno, il campione serviva adesso.
Per quanto riguarda il libero, non ce ne voglia Rossini, ma Grebennikov non si discute.
Infine il nodo cruciale: l'opposto. Qui bisogna dire che Nimir ha giocato molto bene per tutta la stagione ma poi, nelle partite decisive, il suo rendimento è calato parecchio.
D'accordo, era marcato e tutte queste storie qua.
Ma non si dica che non era marcato Lucarelli, perché allora significherebbe dare la colpa di tutto a Giannelli che non serviva i giocatori smarcati.
La verità è che, nelle quattro gare di semifinale del 2019 contro la Lube (Bruno, Sokolov, Juantorena, Leal, Simon, Stankovic, Balaso), il criticato Vettori ha attaccato con una media punto del 44%, con 5 ace (11 errori) e 3 muri.
Nelle stesse quattro partite di semifinale, Nimir ha attaccato con il 37,5%, con 15 ace (15 errori) e 5 muri.
Certo, la statistica non spiega tutto, ma qualche indicazione la offre.
Insomma: alla fine questa squadra «fatta per vincere» era un'ottima squadra ma non era molto migliore (ammesso che lo sia stata) di quella che ha rimpiazzato.
E, come spesso accade, la somma dei nomi non fa la vittoria.
Tornando al 2013. Quando l'Itas decise di ridimensionare, in panchina fu promosso Roberto Serniotti. Che ricordò i suoi trascorsi con Mezzaroma: «Prendemmo Coscione, Marshall, Miljkovic: tutti giocatori fortissimi. Ma non siamo riusciti a sviluppare l'aspetto di squadra». Ecco, appunto.