Danimarca, basta un tempo per la semifinale: Repubblica Ceca sconfitta 2-1 ed esclusa
Il sogno è quello di ripetere il 1992, anno in cui si laurearono campioni d’Europa. I danesi hanno dedicato la vittoria a Eriksen
BAKU. Quasi come nel 1992, quando salirono sul trono d'Europa, nella vicina Svezia: la Danimarca irrompe nelle semifinali e adesso aspetta di conoscere il proprio avversario. La squadra guidata da Kasper Hjuldman batte 2-1 la Repubblica Ceca e approda a vele spiegate nel concentramento finale londinese, ma soprattutto prova ad alimentare un sogno che, dopo la sconfitta nella sfida d'esordio contro la Finlandia e lo choc per il malore di Eriksen, sembrava pura astrazione.
Invece, Kjaer e compagni si sono rimessi in carreggiata e, partita dopo partita, hanno costruito un capolavoro, arrivando a un passo dal podio d'Europa. Chi avrebbe potuto prevederlo? Contro una Repubblica Ceca Schick-dipendente, i danesi hanno da subito messo le cose in chiaro e ipotecato la qualificazione per la semifinale già nel primo tempo, con un uno-due micidiale che ha stordito gli avversari dell'est, troppo contratti e privi di fantasia. La sfida è assai fisica, si corre tanto, si dribbla poco e alla fine lo spettacolo ne risente. Ma, come si sa, in queste partite conta solo il risultato, ossia la spada: usare il fioretto diventa rischioso. Tutti i 22 in campo lo sanno, e anche i rispettivi ct.
La Danimarca domina il primo tempo, andando a segno due volte, ma potrebbe anche triplicare e chiudere definitivamente i conti. Già dopo 5' Thomas Delaney spezza l'equilibrio della partita, raccogliendo un angolo di Stryger Larsen e battendo il portiere con un portentoso colpo di testa. I cechi accusano il colpo e i danesi cercano subito il raddoppio, ripartendo ad altissima velocità con verticalizzazioni che creano non poche difficoltà agli avversari. Patrick Schick non sembra particolarmente in serata, ma cerca ugualmente di suonare la carica, senza però inquadrare la porta di Schmeichel. Va male anche a Sevcik. L'asse Stryger Larsen-Delaney è micidiale e quest'ultimo sfiora il raddoppio. Che, comunque, è nell'aria, tant'è che arriva puntualmente al 42', grazie a Kasper Dolberg, ma soprattutto all'iniziativa sulla fascia sinistra di Maehle - davvero incontenibile - che pesca il compagno in area; la conclusione di Dolberg è precisa e finisce alle spalle di Vaclik.
Nel secondo tempo la partita cambia subito, perché la Repubblica Ceca la riapre dopo soli 4', proprio con Schick, sempre lui: l'ex doriano e romanista, che fa gola al Milan, con un gran destro al volo dal centro dell'area, batte Schmeichel, che vede all'ultimo momento il pallone, si tuffa, ma non può evitare il gol. La Danimarca sembra meno intraprendente, anche perché gli avversari raddoppiano le energie: Jankto mette in area un pallone velenoso ma la difesa libera. Kjaer dirige il reparto con grande esperienza, dà serenità ai compagni e la furia ceca si placa. Stryger Larsen è sempre pericoloso, è lui a tenere sui tizzoni la retroguardia avversaria, con ripartenze che meritavamo miglior sorte. Cominciano le sostituzioni, esce anche Schick, ma è il neo-entrato Poulsen a mettersi in luce: Soucek fa buona guardia. La Danimarca punge, i cechi attaccano a testa bassa, ma il talento latita. Schmeichel compie un paio di interventi prodigiosi, poi la fine. I danesi esultano fra le lacrime degli avversari che vedono crollare sogni e ambizioni.