È morto Ercole Baldini, mito del ciclismo italiano
L’ultima corsa del “Treno di Forlì” è terminata all’età di 89 anni. Il fuoriclasse ha scritto la storia della disciplina azzurra
BOLOGNA. Con Ercole Baldini, morto all’età di 89 anni, se ne va uno dei ciclisti italiani più grandi di tutti i tempi. Per l’esattezza, l’unico a vincere in carriera una medaglia d'oro olimpica, un campionato del mondo e una grande corsa a tappe, il Giro d’Italia. La notizia della sua scomparsa è giunta nella serata di oggi, giovedì primo dicembre 2022.
Quarto di sei fratelli maschi, lasciò gli studi a 17 anni per inseguire la passione della bicicletta. I suoi ultimi anni sono stati funestati da una vicenda familiare, con il campione sempre più anziano e fragile e i suoi beni oggetti di una contesa giudiziaria tra i figli e la sua nuova compagna, dopo la morte della moglie nel 2010.
Ai successi sopra citati, si aggiungono un titolo iridato su pista e un record dell’ora, nel 1956, quando era ancora dilettante, primato sottratto a un monumento come Jacques Anquetil, al Vigorelli. La forza di Ercole, corridore completo soprannominato “il Treno di Forlì” grazie a una canzone di Secondo Casadei, divenne un mantra caratteriale dopo l’impresa al velodromo milanese.
Il trionfo alle Olimpiadi di Melbourne nel 1956, dove vi arrivò dopo aver fatto undici scali con l’aereo: una tale sorpresa quando tagliò il traguardo che l’Inno di Mameli, on pronto alla trasmissione, fu intonato dagli immigrati italiani in Australia presenti alla corsa.
Anche ai Mondiali di Reims, due anni dopo, arrivò dopo una fuga di 250 km sulle colline dello Champagne, andando a riprendere e poi scrollandosi di dosso i vari Bobet, Nencini, Voorting. A quel campionato del mondo partecipò anche Fausto Coppi, ormai alla fine della carriera e di cui Baldini sembrava l’erede. Fu il campionissimo a dire a Baldini di partire in fuga, contrariando Nencini quando se lo vide arrivare addosso e alla fine si scrisse che la vittoria era stata merito anche della strategia del più esperto in squadra. Ma poi venne fuori che Coppi, in realtà, voleva fare scoppiare Baldini, che però stupì anche lui, che evidentemente viveva una certa rivalità, condivisa con Giulia Occhini, la Dama Bianca, secondo le cronache dell'epoca ingelosita dagli ingaggi del forlivese.
In coppia, Coppi e Baldini avevano vinto l’anno prima un trofeo Baracchi: nei 108 km a cronometro, Baldini forò a 30 km dall'arrivo e Coppi, in difficoltà, decise di proseguire, insultato dal pubblico. Il rientro di Baldini consentì poi alla coppia di vincere. Il Giro d'Italia del 1958 fu l'ultimo di Coppi e il trionfo di Baldini. Primo nelle due cronometro, primo anche in salita contro 'l'angelo della montagna', Charly Gaul, arrivò a Milano in rosa davanti al belga Brankaert e al lussemburghese, dopo un'impresa sulla salita di Bosco Chiesanuova e una vittoria nella tappa alpina Levico-Trento. Baldini era nato il 26 gennaio 1933 a Villanova, paese dell'entroterra romagnolo dove poi è stata costruita una casa-museo dove ha passato gli ultimi anni di vita.