Le lacrime di un campione, l’entusiasmo di un bambino: la magia dello sport in una foto
Nello scatto di Paolo Pedrotti alla fine del match fra Aquila e Tortona troviamo un mare di emozioni
TRENTO. «E chi se ne frega della partita: Matteo, firmami l'autografo. Firmamelo perché sei un campione, il mio campione. Quello che indossa la maglietta della mia squadra, quello che oggi ha fatto un sacco di canestri, alcuni impossibili». Nello scatto a fine partita di Paolo Pedrotti c'è tutto.
Ci sono la tristezza, la delusione, il rammarico del giocatore, ovviamente. Il giovane campione che con una mano batte il cinque ai tifosi e con l'altra si compre il volto. Lacrime sincere e spontanee, che raccontano quanto ci tenesse a vincere e quanto sia deluso per aver sbaglio quello che per lui è una cosa facile, una cosa sulla quale ha investito tempo e sacrifici.
Lacrime che il piccolo tifoso non capisce, probabilmente. Perché per un bambino piangere è un’emozione normale, non c'è nulla da nascondere. E proprio per quello il bambino tifoso persevera nel suo obiettivo, quello per il quale è andato al palazzetto: che si vinca o che si perda, l'importante è avere l'autografo di Matteo. Il campo ha poi detto che si è perso, ma non è mica da questi particolari che si giudica una squadra, un giocatore, una stagione.
E questi particolari non li ha usati come termine di giudizio nemmeno il pubblico trentino: alla sirena, dopo il tiro della disperazione di Grazulis terminato lungo, lo sconforto è durato tre secondi.
Poi, vista la scena in campo, ecco il coro «Matteo Spagnolo, Matteo Spagnolo», mentre il nostro bambino tifoso scendeva tre gradini alla volta per andare a prendersi la balaustra e l'autografo del campione. «Io voglio fare i playoff di serie A. E voglio essere un pezzo importante», aveva detto Matteo qualche mese fa a La Giornata Tipo. E ci è riuscito. Facendo, a vent'anni, innamorare tanti tifosi.
Che ora possono sognare di diventare campioni con il suo autografo in stanza.