Italia-Russia, il derby in casa dei fratelli Della Sala: il rugby è una passione di famiglia
Cresciuti nelle giovanili del Trento, Andrea sale in Top9 e spera di tornare a giocare nella nazionale della mamma, Alessia invece è azzurrina e scudettata. Cresciuti a Ravina, ora girano il mondo rincorrendo una palla ovale: il racconto di un entusiasmo palpabile nelle parole dei protagonisti
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TRENTO. Lui, Andrea, pilone classe 2001, sul campo per tutti "Ubro", dopo un campionato di serie A con il Valpolicella passerà in una squadra di Top 9, il torneo più importante di rugby maschile a livello nazionale che nella prossima stagione avrà una squadra in meno per il ritiro di Calvisano. Lei, Alessia, seconda linea classe 2004, campionessa d'Italia di rugby lo è già, titolo conquistato disputando tutta la partita da titolare lo scorso 3 giugno con la maglia del Valsugana Padova e battendo in finale il Villorba per 28-3.
Lui, Andrea, nel 2021 ha disputato gli Europei Under 20 in Portogallo con la maglia della Russia, la nazione della mamma Marina Startseva. Lei, Alessia, nella nazionale Under 20 è elemento cardine dell'Italia, il Paese del papà, Luca Della Sala, presidente del Rugby Trento. Nati a Trento, cresciuti a Ravina, abituati a girare il mondo rincorrendo una palla ovale: è una storia unica e bella quella dei fratelli Andrea e Alessia Della Sala. Meglio farsela raccontare da loro.
Partiamo dall'inizio: perché il rugby?
Andrea: «Avevo cominciato con il basket ma non giocavo mai e mi stufavo. Papà manco sapeva cosa fosse il rugby ma aveva sentito che c'era la possibilità di provare. Provai, entrai nell'Under 10 e il rugby non l'ho più mollato».
Alessia: «Io ho fatto otto anni di danza classica. Qualche anno fa il Rugby Trento decise di mettere in piedi una squadra femminile Under 16. Papà (nel frattempo diventato presidente, ndr) mi propose di provare. Ero in seconda superiore, lo feci e lasciai la danza».
E la sorella più piccola?
«Fa ginnastica artistica. È venuta una volta sola ad allenarsi, ma a metà se ne è andata, prima dei placcaggi».
Per entrambi le giovanili nel Rugby Trento e poi il grande salto.
Andrea: «Dopo una breve parentesi nel Badia e i campionati di serie C con il Trento, lo scorso anno sono passato al Valpolicella in serie A. Pensavo che non avrei giocato mai, ho disputato tutta la stagione da titolare. Come squadra abbiamo faticato ma ai playout ci siamo salvati battendo 63-5 i romani di Villa Pamphili e 20-24 i genovesi della Pro Recco».
Alessia: «Uscita dalle giovanili del Trento, mi sono trasferita alle Rebels Vicenza Est per giocare in serie A. Lo scorso anno il passaggio al Valsugana Padova con l'accordo di disputare la serie A con la seconda squadra. Ma dopo la prima partita, mi hanno subito inserito nella formazione di Eccellenza con cui ho proseguito tutta la stagione fino alla finale scudetto, giocando sempre da titolare».
Al di là dei campionati diversi, quali sono le vere differenze nel livello del gioco?
Andrea: «Dal punto di vista atletico si lavora molto di più sulla corsa nel gioco. In mischia all'inizio ho fatto tanta fatica ma poi grazie al tecnico dedicato a questo fondamentale sono cresciuto in modo considerevole. Palla in mano me la sono sempre cavata. Quello che cambia davvero è il livello del contatto, becchi botte tremende. Quando giocavo in serie C ero sicuro di vincere ogni contatto, in serie A nessuno si tira indietro e l'impatto lo senti tutto. Però mi sono tolto le mie soddisfazioni, mettendo a segno in totale dieci mete».
Alessia: «A essere più impegnativo è di certo l'allenamento. Nelle giovanili ci trovavamo al campo una decina di ragazze per cui fai in prevalenza lavoro individuale. A Padova siamo sempre una trentina e quindi, in ogni seduta, mezz'ora è dedicata al lavoro contrapposto, più strutturato, in quindici contro quindici. Si fatica. Poi, certo, la preparazione fisica è molto più specifica. La fortuna è stata avere al mio fianco tante giocatrici della nazionale maggiore (dodici titolari azzurre su quindici sono del Valsugana, ndr) che mi hanno aiutato molto, dandomi tanti consigli che mi hanno consentito di maturare in maniera significativa dal punto di vista rugbistico e di avvicinarmi al loro livello».
Già la nazionale: Andrea con la Russia e Alessia con l'Italia.
Andrea: «È nato tutto in modo casuale. Nell'estate 2019 rimasi per un lungo periodo a Mosca dai nonni. Così contattai una squadra del posto per allenarmi con loro. Il manager di questa società era anche dirigente delle nazionali giovanili russe. Si ricordò di me e mi chiamò per la nazionale Under 20 prima per un periodo di allenamento a Tolosa, in Francia, e poi per partecipare agli Europei a Coimbra, in Portogallo, dove conquistammo il terzo posto. Appena rientrato, mi convocarono per uno stage con la nazionale maggiore. Ora naturalmente è tutto fermo a causa della guerra con l'Ucraina anche se il campionato russo, che è di buon livello, l'hanno fatto. Metà dei miei compagni dell'Under 20 sono stati chiamati nella leva e due sono stati mandati al fronte ma sono poi per fortuna riusciti a tornare a casa. Molti mi chiedono di poter venir giocare in Italia, mi sono mosso ma è impossibile dal punto di vista burocratico».
Alessia: «La prima convocazione è stata in Under 18 per partecipare a un Festival europeo in Scozia. Con l'Under 20 ho disputato amichevoli contro la Spagna e a fine luglio ci aspetta un triangolare in Italia contro Irlanda e Scozia».
Andrea, se ti richiamassero per la nazionale della Russia risponderesti?
«Quando finirà la guerra, la federazione internazionale probabilmente squalificherà la Russia per due anni. Ma io mi sono trovato bene e, certo, spero di tornare a giocare lì. Così faccio contenta la mamma (sorride)».
Alessia, il sogno, immagino, è la Coppa del Mondo 2025 in Inghilterra con la nazionale maggiore.
«Sicuro. Ma prima farò un altro anno con l'Italia Under 20 anche perché i raduni sono sempre in concomitanza e la federazione punta molto sulla crescita delle atlete del mio anno, il 2004».
Tra di voi in che lingua parlate?
«Indifferentemente in italiano e in russo. Solo in russo quando non vogliamo farci capire dagli altri (ridono, ndr)».
Intanto si studia.
Andrea: «Sono iscritto a Scienze cognitive a Rovereto, ora sto aspettando la pubblicazione del bando per il programma Top Sport dell'Università di Trento che permette maggior flessibilità nella frequenza e negli esami per gli atleti di livello».
Alessia: «Dall'anno scorso frequento il corso universitario di mediazione linguistica a Padova e quindi o sono in facoltà o sono al campo».
Ultima domanda: dal punto di vista rugbistico cosa invidi a tua sorella e a tuo fratello?
Andrea: «La sua capacità di difendere, di fare bene il "lavoro sporco" e la pulizia nelle ruck. A me piace più l'attacco».
Alessia: «Le possibilità che offre il mondo maschile del rugby rispetto a quello femminile. Poi l'esperienza, visto che lui gioca da molto più tempo. E il fisico: per fermare lui ci vogliono cinque giocatori, per me basta una».
(Credit: Alessio Coser)