Neve e rischio slavine, il Giro non valicherà lo Stelvio: cima Coppi il Giogo di Santa Maria
Confermata la deviazione nella tappa di martedì 21 maggio, il punto più alto scende a quota 2489 metri nei 206 chilometri da Livigno a Santa Cristina Val Gardena, con passaggio anche in territorio svizzero. Ieri arrivo in salita nel Sannio e prima vittoria da professionista per il giovane francese Valentin Paret-Peintre, oggi tappa per velocisti
TRENTO. Troppa neve: il Giro d'Italia non passerà in cima al passo dello Stelvio, com'era previsto, nel tappone di martedì 21 maggio.
Le recenti nevicate allo Stelvio, e il successivo aumento delle temperature, stanno facendo crescere il rischio di slavine. L'organizzazione del Giro d'Italia, comunica una nota ufficiale, per salvaguardare la sicurezza della Carovana Rosa, ha deciso quindi di modificare il percorso della sedicesima tappa del Giro, Livigno-Santa Cristina Val Gardena (Monte Pana), che passerà da 202 a 206 chilometri.
La Cima Coppi, che in precedenza era lo Stelvio (2.757 metri), adesso diventa il Giogo di Santa Maria a quota 2489 metri.
La tappa è di alta montagna ma viene spezzata dalla valle dell'Adige e dell'Isarco che la rendono composta da tre parti: montagna, con Foscagno e Giogo di Santa Maria, la Cima Coppi, pianura, da GloreOggi, 15 maggio, l'undicesima tappa: da Foiano di Val Fortore a Francavilla al Mare, sorride ai velocisti.nza fino a poco dopo Bolzano e di nuovo montagna, con la salita di Passo Pinei e il finale in Val Gardena dopo Santa Cristina.
Dal Giogo di Santa Maria (Umbrailpass) a Tubre si percorrono 18 chilometri in territorio elvetico.
Ieri, intanto, il francese Valentin Paret-Peintre, ha tagliato da solo il traguardo ai 1400 metri di Bocca della Selva.
Tra le montagne del Sannio note per il ritrovamento di Ciro, il fossile di cucciolo di dinosauro di 113 milioni di anni fa, il 23enne francese coglie il suo primo successo da professionista staccando il connazionale Bardet di 30 secondi e lo sloveno Tratnik, terzo a un minuto dopo aver coltivato sogni di gloria, in fuga solitaria per quasi 30 chilometri prima di essere ripreso da Paret a meno di tre dall'arrivo.
A oltre tre minuti il gruppo della maglia rosa, con lo sloveno Tadej Pogacar che resta padrone della corsa.
Immutata la classifica generale, almeno nelle prime posizioni. Tiberi, sesto, è il primo degli italiani.
La prima vittoria importante del più giovane dei fratelli Paret Peintre ha il volto dell'incredulità: Valentin scuote la testa, fa no con le dita, poi si batte i pugni sul capo fino a sfogare la gioia con un urlo liberatorio. L'anno scorso era toccato al fratello maggiore Aurelien vincere una tappa al Giro.
"Vorrà dire che verremo tutti gli anni al Giro - scherza a fine gara il francese -. E pensare che alla partenza non mi sentivo bene. E invece con la salita le gambe hanno cominciato a girare. Non avevo mai vinto in una grande corsa, è una gioia immensa".
Lucida fino alla fine la condotta di gara della maglia rosa: "Abbiamo lasciato andare la fuga - dirà lo sloveno - e tenuto il nostro passo. Giusto essere pazienti, il Giro è lungo ventuno giorni. La gara di oggi è di buon auspicio per le prossime montagne". Dopo l'arrivo sul lungomare di Napoli e la giornata di pausa, doveva essere una tappa frastagliata, la Pompei-Cusano Mutri, 142 km in buona parte pianeggianti ma con l'arrivo ai 1400 metri della Bocca della Selva dopo una salita lunga 18 km. E così è stato. Il gruppo alla partenza saluta Olav Kooij, vincitore della tappa di Napoli domenica, che abbandona per febbre. L'andazzo della corsa è fedele alle aspettative sin dalle prime battute.
A provare per primi la fuga sono Hermans e Clark raggiunti presto da De Marchi: i tre accumulano oltre un minuto di vantaggio sul gruppo. A circa 80 km dall'arrivo restano De Marchi e Clarke con 1'20" di vantaggio. Le distanze si annullano quando comincia la salita che porta a Camposauro. In venticinque, staccatisi dal gruppone, raggiungono i due per formare una nuova fuga a ventisette: mancano 45 km al traguardo. Del gruppo al comando i corridori dalla classifica migliore sono Zana 13/mo a 7'12"e Bardet 14/mo a 7'51". Con loro c'è anche Paret, che vincerà la tappa, e che in classifica sconta 26 minuti dalla maglia rosa. Troppi perché Pogacar debba preoccuparsi. Il vantaggio sul gruppo arriva a toccare i 5 minuti a circa 40 km dall'arrivo.
Dal gruppo di testa si stacca lo sloveno Tratnik: su di lui si lanciano i francesi Paret e Bardet e gli italiani Frigo e Bagioli. Tratnik accumula fino a un minuto di vantaggio sulla salita che conduce a Bocca della Selva, ma il vantaggio si riduce man mano che si avvicina al traguardo. A meno di tre chilometri dall'arrivo l'epilogo, con Paret che rientra sullo sloveno e lo stacca per chiudere, confuso e felice, braccia alzate al cielo.
Oggi, 15 maggio, l'undicesima tappa: da Foiano di Val Fortore a Francavilla al Mare, sorride ai velocisti.