Marcus Thuram in campo: «Tutti a votare contro la destra. La situazione è tristissima e grave»
Al ritiro della Francia il giocatore dell’Inter parla di politica, e dice che tutta la squadra la pensa come lui, contro il razzismo
BERLINO. E' uscito prepotentemente allo scoperto, da solo, ma senza timore: "bisogna andare a votare, e battersi giorno dopo giorno affinché il Rassemblement National non vinca": Marcus Thuram ha dimostrato che gli insegnamenti del genitore hanno lasciato il segno, la coscienza politica, l'antirazzismo, i diritti umani prima di tutto. E come Lilian, non ha avuto peli sulla lingua anche se parlava a due giorni dall'esordio dei Bleus agli Europei, contro l'Austria a Dusseldorf.
L'attaccante dell'Inter, in conferenza stampa nel ritiro di Paderborn, non si è limitato al compitino, come i compagni di nazionale Ousmane Dembelé, Olivier Giroud e Benjamin Pavard, che avevano invitato i francesi ad andare a votare nelle legislative anticipate del 30 giugno e 7 luglio. La Francia vive un momento difficile, politicamente inedito, dai risvolti imprevedibili.
Gli echi sono arrivati fino nella protettissima Paderborn, dove sono in ritiro i Bleus di Didier Deschamps. E per una volta, invece che di pronostici o di speculazioni sullo stato di forma di Mbappé, si parla di politica: "la situazione è tristissima e molto grave. Quando lo abbiamo saputo, dopo l'amichevole contro il Canada, siamo rimasti tutti un po' sotto choc nello spogliatoio, c'era tristezza… tutti i giorni in tv martellano messaggi che aiutano quel partito a vincere. Come ha detto Ousmane (Dembélé), bisogna ripetere a tutti di andare a votare. Ma anche di battersi giorno dopo giorno perché il Rassemblement National (RN) non vinca".
E gli altri compagni di nazionale? "Non ho dubbi, sono tutti d'accordo con me. Poi, siamo in un paese libero, ognuno deve fare quello che sente, che ritiene giusto. Si può essere più riservati su questi argomenti, ma ripeto, non ho dubbi, tutti i Bleus la pensano come me".
"Dire 'andate a votare' non basta. Bisogna spiegare come siamo arrivati a questo punto, parlare della gravità della situazione. Per me non è difficile dipende dalla mia personalità, dall'educazione che ho ricevuto".
In conferenza stampa gli fanno anche una domanda sull'Italia: "anche in Italia c'è un problema, l'abbiamo visto con Mike (Maignan) negli stadi. Per me, a titolo personale, non è un problema perché io sono un calciatore. Ma lo è per migliaia di persone in Italia e quindi lo è in qualche modo anche per me".
Ne discute con papà Lilian: "lui non mi spinge a fare niente, a parte essere un ragazzo perbene. E' vero che crescendo vicino a lui, discutendo con lui, sento la responsabilità di far passare questi messaggi".