Cindy Ngamba, la pugilatrice gay conquista la prima medaglia del Team Rifugiati
L'atleta camerunense che vive in Gran bretagna ha scritto una pagina di storia olimpica nella categoria -75 kg. Dopo aver dichiarato la propria omosessualità non può tornare nel suo Paese, dove non essere eterosessuali è un reato
PARIGI. Scrive l'ennesima storia della sua vita Cindy Ngamba, ma coincide con quella della storia delle Olimpiadi. È la prima atleta del Team dei Rifugiati a salire sul podio dei Giochi, perche' e' in semifinale di pugilato e questo vuol dire almeno bronzo.
A 25 anni, Cindy può raccontare le sue vicende per un tempo sicuramente più lungo di un'intera Olimpiade. Immigrata avventurosamente da bambina dal Camerun in Inghilterra, attraversa mille vicende fino a quando, a 18 anni, omosessuale dichiarata, decide di non rientrare nel suo Paese, dove il suo orientamento sessuale sarebbe un reato.
A Parigi 2024, 29 atleti del Team Rifugiati hanno sfilato sulla Senna, in piedi sulla prua della loro barca, tutti vestiti di bianco. Un Team che per tutti è il simbolo della speranza, soprattutto quella che lo sport sia una strada giusta per aiutare concretamente chi, per motivi gravi, è stato costretto ad abbandonare il proprio paese. Cindy, insieme al fondista Dominic Lobalu, del Sud Sudan, era la favorita del gruppo nella prospettiva di strappare la sospirata prima medaglia, alla terza Olimpiade del Team, che esordì a Rio 2016.
Ieri, Cindy ha battuto sul ring ai quarti l'avversaria, la francese Davina Michel, con un 5-0 che ha chiuso un match dominato, nella categoria dei -75 kg.
Entrambe hanno puntato sull'attacco di sinistro nel primo round, ma la maggior mobilità della camerunense ha avuto la meglio. Sarà bronzo, come minimo, Cindy però spera in qualcosa di più. E c'è da giurare che non è tipo da accontentarsi.
Nata a Douala, in Camerun, nel 1998, è la sorellina minore di Kenneth. Nel 2007, a 9 anni, la mamma, Gisette, li porta in Francia, mentre l'ex marito è già riuscito a raggiungere l'Inghilterra. Due anni dopo, la donna si rende conto che non ce la fa ad assicurare ai due bambini la sussistenza e la scuola, e decide i spedirli dal padre, a Bolton. Comincia un nuovo periodo difficile per la piccola Cindy, che non ha documenti in regola in Inghilterra, le capita più volte di essere fermata.
Una volta resta 48 ore in un centro per rifugiati a Londra. Il padre, che ha la nazionalità britannica, riesce a farla rilasciare ma - nonostante l'aiuto finanziario che le manda la moglie dalla Francia - non porta a termine le pratiche necessarie per regolarizzare i figli. Ngamba non parla inglese e soffre il freddo, la pioggia.
È afflitta da bulimia e depressione, in sovrappeso è spesso vittima di bullismo a scuola, per lunghi periodi rifiuta di uscire da casa. Comincia allora a fare sport per perdere peso, incoraggiata dal fratello, che ogni mattina la costringeva a uscire per una corsetta e dopo qualche mese la convince a iscriversi in palestra.
Gioca a calcio e diventa poi la prima ragazza a far parte della squadra di boxe locale. Durissimi i pimi tempi, con l'allenatore che le impone esercizi durissimi per perdere peso, e solo dopo due anni Cindy può incrociare i guantoni sul ring. A 19 anni, vince il suo primo incontro, nel 2019 diventa campionessa britannica.
Vorrebbe rappresentare l'Inghilterra nelle grandi competizioni internazionali ma non può perché priva di nazionalità britannica.
Dal 2020 ha lo status di rifugiata, si dichiara pubblicamente lesbica e impossibilitata a rientrare nel suo Paese, che vieta e reprime tale orientamento sessuale considerandolo un reato. Intanto, prima di vincere la medaglia a Parigi, la prima del Team rifugiati nella sua storia, si iscrive all'università di Bolton. Studia criminologia e ambisce a diventare detective. Il primo caso, però, l'ha già risolto.