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Valentina Petrillo, prima transgender paralimpica: in pista contro le polemiche e per l'inclusione

La sprinter campana, stasera eliminata in semifinale nei 200 metri a Parigi, ha replicato al pesante attacco della scrittrice J. K. Rowling. L'autrice di "Harry Potter" aveva ripetuto contro l'azzurra il copione caustico del mese scorso rivolto alla pugile donna algerina Imane Khelif (medaglia d'oro olimpica) che era stata pesantemente criticata anche da politici, influencer e media di destra italiani e di altri Paesi: l'atleta nordafricana ha deciso di seguire le vie legali per difendersi dal "cyberbullismo i cui primi autori sono politici e personalità pubbliche"

ROMA. Prima i fatti, con la qualificazione ai 200 metri alle Paralimpiadi di Parigi e poi le parole per rimandare al mittente ancora una volta le polemiche sulla sua partecipazione ai Giochi paralimpici in Francia.

Nella zona mista dello Stade de France subito dopo il pass alla semifinale T12, che poi l'ha vista finire terza ed eliminata questa sera, Valentina Petrillo - prima transgender a partecipare alle Paralimpiadi, ufficialmente donna dal 2021 per lo Stato italiano - torna sul dibattito innescato ultimamente anche dalla scrittrice J. K. Rowling (autrice di Harry Potter) che ha ribadito la sua contrarietà alla partecipazione di atlete che hanno scelto la transizione di genere anche alle Paralimpiadi, scagliandosi personalmente contro di lei.

Petrillo è stata definita dalla Rowling una "imbrogliona" ed equiparata di fatto a Lance Armstrong, il ciclista statunitense squalificato a vita per doping.

"La prima parola - graffia la Petrillo - che deve essere messa nell'agenda di chi gestisce lo sport, olimpico e paralimpico, è quella dell'inclusione. Bisogna trovare una soluzione per includere rispettando quelli che sono gli attuali generi e contemplando il bisogno che ha una persona di sentirsi se stessa. Per me lo sport è un valore, il valore dello sport è quello dell'inclusione: lo sport non può escludere, qui siamo per una competizione e per qualcosa che ci deve dare gioia e benessere".

Questa, per Petrillo, "è la parola d'ordine, parliamo di etica sportiva ed è da qui che bisogna partire. Io credo che se c'è la volontà una soluzione si trova".

Rivedremo ancora l'azzurra in una Paralimpiade? "Se non vinco l'oro, sicuramente sì", ha concluso con un sorriso. Valentina Petrillo oggi ha 51 anni e a soli 14 anni le è stata diagnosticata la malattia di Stargardt che colpisce la retina. Una disabilità che non le ha impedito prima di giocare a calcio a 5 per ciechi, quindi, verso i 40 anni, di dedicarsi alla corsa, vincendo 11 titoli nazionali nella categoria maschile di atletica leggera paralimpica.

Non è la prima volta che Rowling esprime posizioni critiche verso l'inclusione delle persone transgender, e per questo spesso accusata di posizioni transfobiche.

A luglio la celebre scrittrice aveva contestato la presenza sul ring della pugile algerina Imane Khelif - seguendo la scia di chi - anche in Italia - la definiva transessuale, tranne poi scoprire che l'algerina era soltanto una donna, atleta intersex - poi medaglia d'oro della competizione cui partecipava, come ha spigato il Cio, perché i dati biologici rientrano nei limiti massimi previsti (a cominciare dai livelli di testosterone).

Critiche alquanto singolari erano arrivate anche da esponenti del mondo politico, italiano in primis, dopo il match olimpico del 1° agosto fra l'algerina e l'azzurra Angela Carini, che aveva dato forfait dopo circa mezzo minuto. 

Presente a Parigi, la premier Giorgia Meloni aveva detto: "Non ero d'accordo con la scelta del 2021, non sono d'accordo oggi, ringrazio Angela Carini per come si è battuta anche se non siamo riusciti a vederla, abbiamo visto solo dei piccoli flash...". "Si è ritirata" facevano notare i giornalisti e lei aveva aggiunto: "Mi dispiace ancora di più, mi ero emozionata ieri quando ha scritto combatterò, perché in queste cose sicuramente conta anche la dedizione, la testa, il carattere. Però poi conta anche poter competere ad armi pari. E dal mio punto di vista non era una gara pari".

Più duro era stato il ministro Matteo Salvini, che a sua volta aveva definito trans la giovane donna algerina: "Pugile trans dell’Algeria - bandito dai mondiali di boxe - può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini. Un'atleta messicana che l’aveva affrontata ha dichiarato 'i suoi colpi mi hanno fatto molto male, non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni da pugile, nemmeno combattendo contro sparring partner uomini'. Uno schiaffo all’etica dello sport e alla credibilità delle Olimpiadi. Basta con le follie dell’ideologia 'woke'!", aveva scritto sui social prima del match.

E dopo il forfait dell'azzurra di frotne all'atleta algerina, il leader leghista aveva insistito: “'Picchia troppo forte, non è giusto'. Brava Angela, hai fatto bene! La nostra atleta si è dovuta ritirare contro Imane Khelif, prima di scoppiare in lacrime per tanti sacrifici andati in fumo. Una scena davvero poco olimpica: vergogna a quei burocrati che hanno permesso un match che evidentemente non era ad armi pari. Se ne sono accorti tutti in Italia e nel mondo, tranne i distratti commentatori della RAI".

In Italia qualche giornale ha pure usato irrispettosamente la parola "maschio" per additare l'atleta algerina, dopo il successo sull'azzurra.

Una volta vinto l'oro, Imane Khelif  si è sfogata: "Mi sono qualificata a pieno diritto per partecipare a questi Giochi. Sono una donna come tutte le altre. Sono nata donna. Ho vissuto come donna. Ho gareggiato come donna, e su questo non ci sono dubbi".

E per quanto riguarda gli attacchi, anche pesantissimi, subiti sui social e sui media, a parlare è l'avvocato dell'atleta, che ora valuta di perseguire legalmente i responsabili.

Insomma, dal ring di Parigi alle aule di giustizia, terreno di scontro legale che potrebbe coinvolgere personaggi di primo piano, non solo i comuni haters.

La magistratura francese ha aperto un'inchiesta per valutare se la campionessa olimpica algerina abbia subito atti di cyberbullismo aggravato, dopo la denuncia presentata giorni fa alla pugile in cui affermava di essere stata vittima di ripetute aggressioni, amplificate on line, riguardanti il suo genere.

L'indagine sarà condotta a Parigi dall'Ufficio centrale per la lotta ai crimini contro l'umanità e ispirati dall'odio, per appurarne la sussistenza ma l'avvocato della donna, Nabil Boudi, ha alzato il tiro, sostenendo, secondo la rivista americana Variety, che "i primi autori del cyberbullismo sono politici e personalità pubblici", come Elon Musk, J. K. Rowling, ma secondo indiscrezioni potrebbe finire citato anche Donald Trump.

Le prove dell'aggressione online ai danni di Khelif "sono principalmente le pubblicazioni sulle diverse reti social - ha detto Boudi -. Con un contenuto circostanziato, ripetuto, gli attacchi sul suo fisico, il suo genere, la sua nazionalità, sulla sua immagine in generale e sulla sua qualità di donna. Ciò che ha subito la mia cliente è incontestabile".

Secondo il legale si tratta di contenuti "aggressivi, misogini e razzisti e la stragrande maggioranza degli attacchi è arrivata dall'estero. Il nostro obiettivo - ha concluso in un'intervista al quotidiano algerino El Watan, "è difendere l'onore di Khelif".

Khelif ha vinto la finale dei -66 kg al Roland-Garros il 9 agosto scorso, ma la controversia, portata avanti sia in ambito sportivo, sia in ambienti ultraconservatori, trova origine nella sua esclusione dai mondiali di Nuova Delhi 2023 quando secondo l'International boxing federation (Iba), la donna aveva ha fallito un test.

Il Cio ha invece ritenuto che visti i dati biologici può partecipare al torneo femminile.

Dopo l'abbandono del combattimento, nel primo minuto, della sua avversaria al primo turno, Angela Carini, l'algerina è stata vittima sui social network di una campagna di odio e di disinformazione, improntata al razzismo, presentata come una "uomo che combatte le donne".

Una parte del mondo politico italiano ha preso una posizione dura, sollevando il caso e alzando i toni, trovando sponda all'estero, dalla Russia all'Ungheria, negli Usa lo stesso Trump è arrivato a definire Khelif una 'transgender', mentre Musk e - come detto - Rowlings sono intervenuti rilanciando l'hashtag "#StandWithAngelaCarini", con l'azzurra mostrata come una vittima di chi l'ha fatta "combattere contro un maschio".

L'Algeria ha strenuamente difeso l'atleta, scegliendola come portabandiera nella cerimonia di chiusura e tributandole un trionfo al ritorno.

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