Tifosi, società di calcio e giocatori, parlano i responsabili delle società: «I paperoni sono i calciatori ed i loro agenti»
Lotito, Marotta e Cairo al Festival dello Sport: «Il calcio necessita delle norme fondamentali per cambiare il sistema, non va bene la responsabilità della squadra sul comportamento dei tifosi». E si invocano aiuti economici
TRENTO. "Il calcio necessita delle norme fondamentali per cambiare il sistema. Ora abbiamo le stesse regole per tutte le Serie, che non va bene. Come non va bene anche la responsabilità della squadra sul comportamento dei tifosi, perché tiene le società in ostaggio dei comportamenti a volte studiati di alcune persone". Lo ha detto, agli "Stati generali del calcio italiano", organizzati al Festival dello sport di Trento, il presidente della Lazio, Claudio Lotito.
"Bisogna ragionare su su alcuni ambiti: come il posto nominativo negli stadi e norme che reprimono in modo drastico alcuni comportamenti. La prevenzione va fatta nelle scuole, facendo capire ai giovani che il calcio è bello, ma il mondo del calcio è rispetto delle regole", ha specificato.
"Il tema è che tutte le norme devono trovare consenso, ma se continuiamo a sparare sul calcio non possiamo fare nulla. Qui i Paperoni sono solo i calciatori e gli agenti, ma i presidenti delle società di calcio fanno i conti alla lira" ha detto il presidente della Lazio, parlamentare di Forza Italia.
"Abbiamo norme sportive stringenti, ma paradossalmente non abbiamo norme che ci aiutano a contenere i costi. Va riformato status giuridico del calciatore. Un calciatore è pagato 5 milioni ma come dipendente, e se va in malattia paga l'Inps", ha affermato. Lotito ha parlato anche della necessità di riforma di diversi ambiti, tra cui il divieto di pubblicità indiretta sul gioco d'azzardo, il fisco e la concessioni degli stadi.
Marotta (ad dell'Inter). "Dobbiamo considerare il mondo del calcio come fenomeno sociale e imprenditoriale: siamo contribuenti importanti e dobbiamo essere ascoltati. È l'intero sistema che non ci rispetta dal punto di vista politico" ha detto Giuseppe Marotta, presidente dell'Inter, prendendo la parola in videocollegamento. "Chiediamo al sistema legislativo di riconoscere il mondo del calcio nel suo insieme, ricordando anche che non è unitario, perché c'è quello amatoriale e quello professionistico, e sono molto diversi. Spesso i costi che abbiamo non sono nemmeno dati dalla gestione: il costo de lavoro è tra il 50 e il 60% per ogni società (dato che i compensi dei calciatori si raddoppiano per i contributi fiscali e previdenziali). Una cosa insostenibile per qualsiasi impresa", ha precisato.
Urbano Cairo (Torino). "Basterebbe che al calcio venisse dato ciò che gli spetta: c'è un decreto crescita che vale per tutti perché no per il calcio? C'è un decreto dignità, perché non dare qualcosa anche al sistema calcio? Non si chiedono aiuti in più rispetto agli altri, ma cose che gli spettano". Così il presidente del Torino e Rcs MediaGroup, Urbano Cairo. "Il calcio alimenta la passione e le emozioni di più della metà degli italiani. Credo che quindi vada aiutato nei momenti di difficoltà, come è stato nella pandemia", ha concluso Cairo.
L'Atalanta. "Credo che il mondo dei tifosi debba volere bene al calcio, aiutandolo a crescere. Non è possibile che ancora ci si debba confrontare ancora con il fenomeno della pirateria". A dirlo è stato l'amministratore delegato dell'Atalanta Bc, Luca Percassi.
Percassi, nel corso dell'incontro, ha inoltre posto l'accento sulla situazione degli stadi in Italia. "L'Italia è il più bel Paese del mondo, ma gli stadi non rappresentano al meglio il valore delle nostre città. All'estero ci sono città bruttissime con stadi stupendi. Noi ci siamo posti diverse cose da fare, e ora abbiamo dotato Bergamo di uno stadio adeguato alla città", ha spiegato.