Bugiardi su Twitter, arriva la "macchina della verità"
ROMA - Una macchina della verità che consente di smascherare i bugiardi su Twitter. Dopo il fact-checking arriva Pheme, un software che analizza la veridicità delle affermazioni di 140 caratteri in tempo reale, evitando che tweet falsi diventino virali, magari creando allarmi. Lo sta mettendo a punto un gruppo internazionale di ricercatori, finanziato dall’Unione Europea.
ROMA - Una macchina della verità che consente di smascherare i bugiardi su Twitter. Dopo il fact-checking arriva Pheme, un software che analizza la veridicità delle affermazioni di 140 caratteri in tempo reale, evitando che tweet falsi diventino virali, magari creando allarmi. Lo sta mettendo a punto un gruppo internazionale di ricercatori, finanziato dall’Unione Europea, che ha preso spunto da un sistema elaborato dopo le proteste a Londra del 2011, esplose dopo l’uccisione da parte della polizia di un giovane di colore, che generarono una serie di false informazioni su Internet.
Il software Pheme, il nome deriva dalla divinità greca della fama, classifica i «rumors» online in quattro categorie: speculazione, controversia, informazione sbagliata e disinformazione. E mette in fila anche le fonti da cui proviene un cinguettio per valutarne l’autorevolezza: esperti, giornalisti, testimoni oculari, cittadini ma anche i cosiddetti «bot», cioè account non umani programmati per fare tweet e retweet automatici. Inoltre, esamina il background della fonte e la sua storia (i post pubblicati in passato) per individuare gli account Twitter creati esclusivamente per diffondere false informazioni. E incamera anche il linguaggio, cercando di individuare toni sensazionalistici o ricchi di emozioni da quello di un semplice comunicato. Incrociando queste informazioni Pheme rimanda il risultato ad un programma visuale (una dashboard) per capire anche l’andamento delle conversazioni su una determinata notizia.
«Non è una piattaforma che controlla Twitter perché nessuno ha l’autorità per farlo. Ma in situazioni critiche può essere utile visualizzare le informazioni attendibili o avvertire le autorità prima che le cose sfuggano di mano», spiega Kalina Bontcheva dell’Università di Sheffield, uno dei ricercatori coinvolti nel progetto.
Il programma non è ancora perfetto, lo sarà entro 18-20 mesi, manca ad esempio il riconoscimento di immagini, video e di foto modificate col photoshop.
Quello di smascherare le «bufale» è un tema molto dibattuto in tempi di eccesso di informazione su Internet e social network. Spesso alcune notizie si scremano col buon senso e con le verifiche, soprattutto nel lavoro giornalistico, e col tempo si è anche diffuso il fenomeno del fact-checking, che però è un’attività «cooperativa» fatta da persone che spulciano dati e attingono alla loro conoscenza o informazioni per certificare insieme la veridicità di una notizia. (ANSA)