Presentato il gelato che non si scioglie
Dopo un'ora e un quarto alla temperatura 30 gradi un gelato, per definizione, si scioglie. Quelli venduti dalla catena Walmart però sembrano sfidare il senso comune e la fisica. Negli Stati Uniti è scoppiato da qualche giorno il caso "Walmart ice cream sandwich", quando una donna ha denunciato alla tv di Cincinnati WCPO di aver trovato un biscotto gelato ancora pressoché integro in giardino, dimenticato dal figlio sotto il sole per 12 ore Guarda il video
USA - Dopo un'ora e un quarto alla temperatura 30 gradi un gelato, per definizione, si scioglie. Quelli venduti dalla catena Walmart però sembrano sfidare il senso comune e la fisica. Negli Stati Uniti è scoppiato da qualche giorno il caso "Walmart ice cream sandwich", quando una donna ha denunciato alla tv di Cincinnati WCPO di aver trovato un biscotto gelato ancora pressoché integro in giardino, dimenticato dal figlio sotto il sole per 12 ore.
Alla sorpresa si è aggiunto il disgusto: "Cosa faccio mangiare ai miei figli?". Il caso ricorda molto quello che coinvolse McDonald's e i suoi panini che anche dopo diversi giorni non mostravano tracce di decomposizione. Dan Collins, dell'emittente radio di Soiux falls Kikn, ha voluto sperimentare la 'tenuta' del gelato di Walmart e ha postato il risultato su Youtube. Dopo un'ora e mezza il biscotto comincia a sciogliersi senza troppa fretta, quando un qualsiasi gelato "tradizionale" sarebbe dovuto già essere poltiglia. La differenza, naturalmente, sta negli ingredienti.
La spiegazione fornita da Walmart ai media americani riguarda la percentuale di panna: "Gelati con più panna di solito si sciolgono più lentamente". Il ripieno dell'ice cream sandwich contiene però anche sciroppo di glucosio, gomma di guam, gommma di cellulosa usati come addensanti e stabilizzanti oltre a grassi animali e vegetali usati per aumentarne i volume. Tutti questi ingredienti sarebbero gli 'agenti' che rallentano lo scioglimento: il loro uso è consentito dalla U.S. Food and Drug Administration e dal Center for Science in the Public Interest (a cura di Matteo Marini).