Madonna: «Razzismo e antisemitismo in Europa evocano la Germania nazista»
Il clima di violenza, intolleranza e antisemitismo che attraversa la Francia e l’Europa, con il boom di partiti della destra estrema come il Front National, «mi fa pensare alla Germania nazista»: non usa mezzi termini Madonna, la popstar americana nota per il suo gusto della provocazione, intervistata da Europe 1 nel quadro della campagna promozionale del suo nuovo album.
Ai microfoni della radio francese, Louise Veronica Ciccone deplora il clima di «intolleranza, discriminazioni, pregiudizi, odio verso i diversi». Temi che la cantante Usa già affrontò in occasione della tournèe 2012, quando in pieno concerto fece sfilare l’immagine di Marine Le Pen con una svastica incisa sulla fronte. Un contestatissimo videoclip che decise di ritirare dalla performance all’Olympia, tempio parigino della musica, dove si limitò a denunciare al microfono le «cose spaventose che succedono in Europa». «Quando ho preso la parola - ha raccontato oggi a Europe 1 - parlavo dell’emergere del partito fascista. All’epoca, ho ricevuto critiche e minacce da parte di Marine Le Pen e del suo partito,eppure la mia era solo un’osservazione».
Vale a dire che «la Francia fu il primo Paese ad accettare persone di colore, accogliendo artisti come Josèphine Baker, Charlie Parker, ma anche scrittori, pittori». «Ho già ricordato che la Francia era terra d’asilo per tutta questa gente e che purtroppo, oggi, questo spirito è completamente smarrito», denuncia ancora Madonna, puntando il dito contro «l’epoca folle che attraversiamo e che mi fa pensare alla Germania nazista».
E ancora: «Questo livello di intolleranza è terrificante e non riguarda solo la Francia, vale per l’Europa intera, ma in particolare la Francia». «L’antisemitismo, questa vecchia mania ariana, questo modo di essere, di pensare, di agire in un clima di paura estrema...tutto ciò mi terrorizza», conclude la star, che mercoledì, ai Brit Awards, è stata vittima di un capitombolo dove ha preso una botta in testa. Eppure il suo accorato appello sulla situazione della Francia non è isolato. Dopo gli attentati jihadisti di inizio gennaio a Parigi, con le stragi a Charlie Hebdo e nell’Hyper Cacher della Porte de Vincennes, il governo israeliano pubblicò un rapporto in cui lo definiva il Paese «più pericoloso» per gli ebrei, con il boom di atti antisemiti e la profanazione dei cimiteri israeliti.
«La Francia è la vostra patria», ripete come un mantra il presidente, Francois Hollande, cercando di rassicurare la comunità ebraica nazionale, sempre più tentata dal ritorno in Israele.
Nei giorni scorsi, anche un rapporto di Amnesty International ha bacchettato la Rèpublique, in particolare, sul trattamento di rifugiati, stranieri, rom e violenze della polizia. O ancora in materia di libertà d’espressione, con gli interrogativi sull’opportunità di vietare le manifestazioni di sostegno ai palestinesi degli scorsi 19 e 26 luglio.
Appena pochi giorni prima, il 17 febbraio, il Consiglio d’Europa deplorava «l’arretramento della tolleranza e il numero elevato di aggressioni verbali e atti ingiuriosi di carattere rabbioso o discriminatorio recensiti in Francia», includendo «atti razzisti, xenofobi, antimusulmani o omofobi». «Se l’antisemitismo e l’islamofobia sono molto gravi in tutti i Paesi, lo sono ancora di più in Francia perchè ebrei e musulmani sono fortemente rappresentati», spiegava in quell’occasione il commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, intervistato dal quotidiano Le Monde.
Ai suoi occhi, serve una risposta «urgente».
Paolo Levi [Ansa]