Archeologia, il pugnale di Tutankhamon fatto con un meteorite
La Maschera d'oro di Tutankhamon è certo molto più famosa, ma negli ambienti degli egittofili rischia di avere fama sempre più diffusa anche uno dei due pugnali che furono trovati avvolti sulla mummia del faraone: la sua lama fu realizzata con una lega di nichel e ferro arrivata sulla terra con meteoriti.
Insomma un pugnale fatto di «ferro del cielo», scrivevano sui papiri. L'ipotesi, che susciterà indubbio interesse non solo tra gli studiosi di storia egizia, è diventata realtà dopo analisi particolari con il metodo della fluorescenza di raggi X, svolte da ricercatori dei Politecnici di Milano e Torino, dell' Università di Pisa, del CNR, in collaborazione con quelli del Museo Egizio del Cairo, dell'Università del Fayoum e della società GXlab.
Il pugnale di Tutankhamon è lungo circa 15 centimetri e ha un manico in oro lavorato, con incastonate piccole pietre multicolori, dai lapislazzuli alle corniole. Si tratta di uno dei tanti preziosi reperti che rendono ancora oggi la scoperta della tomba nella Valle dei Re, fatta dagli inglesi Howard Carter e Lord Carnarvon nel 1922, una delle fonti di maggior curiosità per chiunque si appassioni agli antichi egizi. I due pugnali, uno d'oro e uno in ferro furono, furono visti solo due anni dopo, liberando la mummia dalle bende che l'avvolgevano.
Il reperto diventa così un'ulteriore testimonianza dell'avanzato livello della conoscenza che gli egizi possedevano già nella XVIII dinastia, dal 1550 al 1291 avanti Cristo (Tutankhamon, il più giovane dei faraoni, incoronato quando aveva nove anni, morì nel 1323), quando l'area delle Piramidi era ancora irrigata dalle acque del Nilo ed i funerali del dio-faraone si celebravano a bordo di enormi feluche i cui fasciami erano tenuti insieme solo da corde e chiodi in legno.
«Dopo oltre 3.000 anni - scrive lo studioso Fabio Garuti a proposito del pugnale - nessun segno di ossidazione, e neppure oggi, dopo quasi 100 anni dal ritrovamento». Ulteriore conferma che quel ferro era «del cielo» e che fosse lavorato con grande perizia. Quel «ferro del cielo» può essere raccolto ancor oggi da chi abbia voglia di fare spedizioni nei deserti egiziani, specie quello cosiddetto «orientale», compreso tra il corso del Nilo ed il mar Rosso, da sempre particolarmente ricco di minerali, oppure nei deserti del Sinai.