Intelligenza artificiale, la Cina vuole essere superpotenza
La Cina si prepara a diventare una superpotenza nel campo dell’intelligenza artificiale entro il 2030, sfidando gli Stati Uniti per numero di pubblicazioni e per la forza delle sue aziende, molte delle quali sono attive nella Silicon Valley. A dichiarare le sue intenzioni era stata la stessa Cina in un rapporto del luglio 2017; adesso il Politecnico di Zurigo analizza la situazione in un documento del suo Centro studi sulla sicurezza, messo a punto dalla politologa Sophie-Charlotte Fischer.
Secondo Fischer l’ascesa della Cina nel campo dell’intelligenza artificiale è a buon punto, se si considera che ha superato gli Usa per numero di pubblicazioni nel settore e tenendo conto che le maggiori aziende cinesi, che stanno investendo nell’intelligenza artificiale, hanno sedi nella Silicon Valley, inclusi il motore di ricerca Baidu e il sito per acquisti online Alibaba.
L’analisi indica inoltre che la Cina ha acquisito conoscenze nel campo sia grazie agli articoli scientifici liberamente accessibili e al trasferimento di conoscenze da parte di ricercatori cinesi che si sono formati negli Usa, sia grazie alle aziende che si sono stabilite in California con gli incentivi del governo cinese.
Tuttavia, l’esperta vede gli annunci della Cina anche con un occhio critico, nonostante i rapidi progressi del Paese, che punta ad azzerare il gap tecnologico con l’Occidente entro il 2020, a far diventare la sua industria leader mondiale del settore entro il 2025 e una superpotenza entro il 2030. «I microchip più potenti per le applicazioni di intelligenza artificiale - afferma - provengono ancora dagli Stati Uniti». Inoltre, il volume del mercato delle società tecnologiche cinesi è solo il 32% di quello delle società tecnologiche americane, ma Fischer ammette che un volano potrebbe essere il mercato interno di 1,5 miliardi di potenziali utenti.
La scalata della Cina nel settore sta destando preoccupazione, specialmente negli Usa perché, «l’intelligenza artificiale può essere utilizzata sia a scopi civili che militari». Un ulteriore rischio è l’obiettivo, dichiarato della Cina, di utilizzare questa tecnologia per «mantenere la stabilità sociale». Per esempio, il lancio in Cina del sistema di credito sociale mostra come sorveglianza e intelligenza artificiale possono andare di pari passo: alcune città hanno introdotto sistemi per valutare il comportamento delle persone utilizzando videocamere, informazioni da database governativi e dati personali da internet.
Coloro che dimostrano il tipo di comportamento incoraggiato ottengono i prestiti bancari, mentre coloro che si comportano in modo sospetto potrebbero scoprire di non poter più lasciare il Paese. Con già 176 milioni di telecamere di sorveglianza e altri 450 milioni in arrivo per il 2020, secondo Fischer, la Cina ha il potenziale di creare una sorveglianza totale, basata sull’intelligenza artificiale, sul modello del Grande Fratello di George Orwell.