Facebook, utenti si abbonano alle testate dai social
A maggio le persone che hanno visualizzato su Facebook gli Instant Article di editori sono state in media il 17% più propense ad abbonarsi a tali testate direttamente da social network, rispetto alle persone che avevano visto dei link standard. Lo comunica la piattaforma di Mark Zuckerberg in una nota.
Gli Instant Articles sono uno strumento progettato per consentire ai media di distribuire articoli interattivi nell’app di Facebook e su Messenger. «Abbiamo lavorato con editori negli Stati Uniti e in Europa con l’obiettivo di migliorare l’acquisizione degli abbonati attraverso Facebook. Le transazioni avvengono direttamente sui siti degli editori, in modo che questi ultimi abbiano il pieno controllo della relazione con il lettore, compresi i dati, i pagamenti e i prezzi». Il Washington Post è una delle testate che sta sperimentando la vendita di abbonamenti tramite Instant Article, in Italia da novembre c’è La Repubblica.
«Nella fase alfa del test siamo stati in grado di migliorare il tasso di conversione di un Instant Article di due volte rispetto ad un normale articolo su Facebook. Questo è solo l’inizio - dice Massimo Russo, Managing Director della Divisione Digital di GEDI, che gestisce La Repubblica - Il prossimo obiettivo sarà quello di identificare la propensione degli utenti ad abbonarsi attraverso Facebook e di utilizzarlo come segnale per guidare in modo significativo la crescita della nostra base abbonati».
Il social sta anche testando un pulsante sulla pagina Facebook di un editore che consente di promuovere la propria offerta di abbonamento e sta lavorando con diverse testate per capire come Facebook Analytics possa aiutare a «conoscere meglio il pubblico multipiattaforma e cosa genera conversioni». La scorsa settimana, infine, Facebook ha ultimato un progetto pilota sulle news locali negli Usa (Local News Subscriptions Accelerator) e «sta cercando di capire come estenderlo a più editori nel mondo. Siamo impegnati - conclude - ad incoraggiare lo sviluppo di un’industria dell’informazione sostenibile».