L'alba dell'universo nello sguardo del super telescopio Webb: immagini fra stelle, nebulose e galassie
La grande suggestione, fra misteri dello spazio e del tempo, nelle prime foto diffuse dal progetto che vede insieme Nasa e Agenzie spaziali europea e canadese: possiamo guardare l'universo come era poco tempo dopo il Big Bang. Questo strumento sofisticato è in grado di analizzare pianeti lontanissimi e di cercare anche eventuali firme chimiche della vita
LE IMMAGINI Un travolgente viaggio nella storia dell'universo
ROMA. Una nuova finestra su un'epoca sconosciuta dell'universo, che per la prima volta permette di vedere le prime stelle e le galassie più antiche: è questo il significato delle prime immagini catturate dal più potente dei telescopi spaziali, James Webb, nato dalla collaborazione fra Nasa, Agenzia spaziale europea (Esa) e Agenzia spaziale canadese (Csa).
La prima immagine diffusa è di un pianeta esterno al Sistema Solare un gigante, simile a Giove, distante 1.150 anni luce da noi e che rivela la firma distintiva dell'acqua. I dati mostrano molto chiaramente come il nuovo telescopio potrà analizzare pianeti lontanissimi e cercare anche eventuali firme chimiche della vita.
La seconda foto rilasciata in occasione di una diretta Web è la spettacolare vista di una nebulosa planetaria, ossia il 'guscio' di polveri che avvolge espulsi da una coppia di stelle giunte all'ultima fase della loro attività. Si tratta della nebulosa catalogata come NGC 3132 e conosciuta informalmente come la Nebulosa dell'Anello Meridionale, distante circa 2500 anni luce.
La potente vista a infrarossi di Webb porta in piena vista la coppia di stelle che ha dato vita a questa nebulosa, insieme a strutture eccezionali create mentre le stelle modellano il gas e la polvere intorno a loro. Il terzo scatto è dedicato al cosiddetto 'Stephan's Quintet', uno spettacolare raggruppamento di cinque galassie.
La nuova immagine mostra in dettagli mai visti in precedenza come le galassie che interagiscono tra loro innescano la formazione di stelle l'una nell'altra e come il gas nelle galassie viene disturbato e deviati da un buco nero nelle vicinanze delle 5 galassie. Gruppi di galassie vicini come queste potrebbero essere stati più comuni nell'Universo primordiale quando il materiale surriscaldato e in caduta potrebbe aver alimentato buchi neri molto energetici.
Ultima foto del primo set di immagini a 'pieni colori', come le ha definite la Nasa stessa a indicare che solo le prime immagini rilasciate sfruttando le piene potenzialità del telescopio, sono delle 'scogliere cosmiche', ovvero il margine di una spettacolare nebulosa che ricorda la forma di una scogliera. Si tratta di un dettaglio nella Nebulosa Carina in cui sono ben visibili una grande quantità di stelle in piena formazione che finora non era mai stato possibile osservare con nessun altro strumento.
Quelle che ricordano delle montagne sono il bordo di una gigantesca cavità gassosa all'interno della nebulosa e i picchi più alti in questa immagine sono alti circa 58 anni luce. L'area 'cavernosa' è stata scavata dalla nebulosa dall'intensa radiazione ultravioletta e dai venti stellari di giovani stelle estremamente massicce, calde, situate al centro della bolla, sopra l'area mostrata in questa immagine.
Adriano Fontana, responsabile della divisione nazionale abilitante dell'astronomia ottica ed infrarossa dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), spiega: "Scientificamente, i dati aprono una nuova finestra su un'epoca della storia dell'universo che non è ancora stata esplorata", osserva l'esperto sul sito dell'Inaf. "Grazie alla potenza di James Webb, siamo in grado di osservare galassie la cui luce ha viaggiato per quasi tutta l'età dell'Universo prima di giungere a noi. In questo modo - aggiunge - possiamo vedere l'universo come era poco tempo dopo il Big Bang, quando le sue prime stelle si formavano nelle galassie che si affacciavano sull'universo giovane".
Della prima immagine, quella dell'ammasso di galassie SMAC S 0723, Fontana osserva che "l'aver puntato il telescopio su un ammasso di galassie ci ha permesso di sfruttare l'effetto di amplificazione della luce - un effetto previsto dalla relativà generale di Einstein - per rendere visibili gli oggetti molto distanti che sono dietro l'ammasso stesso. Questi dati - e altri analoghi - ci permetteranno di studiare nel dettaglio come si sono formate le prime galassie, e anche di studiare il mistero della materia oscura che domina l'ambiente dell'ammasso".
Secondo l'esperto "le capacità di James Webb sono molte volte superiori a quelle che qualsiasi telescopio da terra può ottenere oggi o nel prossimo futuro" e il nuovo telescopio "è con ogni probabilità il satellite astronomico più complesso che sia mai stato lanciato nello spazio. Oltre allo specchio, composto da segmenti perfettamente allineati tra di loro, ha quattro strumenti "straordinariamente sofisticati, ognuno dei quali ha molte configurazioni e modalità operative" e che "stanno funzionando perfettamente", come indica la prima immagine diffusa nella serata dell'11 luglio dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. "Che un oggetto così complesso funzioni perfettamente a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra - conclude - e alla temperatura di soli 40 gradi dallo zero assoluto, è davvero uno straordinario risultato tecnologico".