L'addio a don Gallo sulle note di Bella ciao
È tornato nella chiesa del Carmine dalla quale la curia lo allontanò 40 anni fa, e ci è tornato accompagnato dalla sua gente, migliaia di persone che l'hanno conosciuto e amato per quello che era e che rappresentava. Don Andrea Gallo, prete di strada, «padre» della Comunità di San Benedetto al Porto, uomo libero e uomo di dio riposa in una bara chiara, davanti all'altare maggiore
È tornato nella chiesa del Carmine dalla quale la curia lo allontanò 40 anni fa, e ci è tornato accompagnato dalla sua gente, migliaia di persone che l'hanno conosciuto e amato per quello che era e che rappresentava. Don Andrea Gallo, prete di strada, «padre» della Comunità di San Benedetto al Porto, uomo libero e uomo di dio riposa in una bara chiara, davanti all'altare maggiore.
Ce l'hanno portato a spalla, dopo un corteo di almeno seimila persone, i ragazzi della Comunità San Benedetto e i portuali della Culmv. Sopraci sono quegli oggetti dai quali don Gallo non si separava mai: il feltro nero e la sciarpa rossa che portava addosso, la bandiera della pace e quella dei partigiani che teneva nel cuore. Attorno, i suoi ragazzi: transessuali, tossicodipendenti, poveri, uomini e donne ai quali tutto è stato tolto. Tutti lì, a piangere più che un amico, un padre.
A celebrar messa il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova. Le sue parole, che ricordano «Andrea, sacerdote» si perdono quando accenna al rapporto tra il prete di strada e il cardinal Siri. Alla gente della Comunità di San Benedetto sono parole che non vanno giù. Il canto partigiano «Bella ciao» intonato dalla piazza e si spande in tutta la chiesa a spegnere le parole del cardinale e sarà la segretaria di don Gallo, Lilli, a fermare quel canto inarrestabile perché il cardinale possa finire la sua omelia: «Così - dice Lilli alle migliaia di presenti - non fate onore al Gallo, lui aveva un grosso rispetto per il suo vescovo».
La cerimonia riprende: c'è il governatore Claudio Burlando, in fondo alla chiesa. In prima fila il sindaco di Genova Marco Doria con Dori Ghezzi e Maurizio Landini, segretario della Fiom-Cgil. Ci sono i transessuali e i portuali, c'è Vladimir Luxuria che non smette di piangere. Ci sono i Pulcini del Genoa allenati dal nipote di don Gallo, Paolo. C'è il Genoa, la grande passione di don Gallo. Sul sagrato Moni Ovadia, i ragazzi dei centri sociali, le bandiere di Dal Molin e No Tav, gli emarginati, i poveri, i disabili. C'è la gente della suburra, le prostitute, gli immigrati. «Don Gallo - dice don Ciotti - cercava dio nei poveri». E i «suoi» poveri ieri erano tutti lì.
«Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati» legge uno dei 30 sacerdoti dal vangelo di san Luca. Erano le parole del Gallo, su quelle aveva fondato la Comunità di san Benedetto al Porto. «Andrea apriva le porte a tutti - dice don Ciotti - senza chiedere certificazioni di fede. Amava chi credeva e chi non credeva, amava l'ultimo perché lì trovava Dio. Don Gallo ha cercato Dio nei poveri, negli ultimi, in quelli che fanno più fatica, in quelli che ci mettono discussione e che in fondo ci indicano la strada. Non dimenticava la dottrina ma non ha mai permesso che questa diventasse più importante degli ultimi». Don Luigi Ciotti parla davanti al feretro di don Andrea, a fianco del cardinale Bagnasco, di fronte a migliaia di persone che applaudono quando avvertono, nelle parole del fondatore di Libera, il substrato di una cultura che l'accomuna al «prete di strada»: la cultura che viene dalla sovrapposizione della Costituzione con il vangelo. Don Gallo, dice don Ciotti, «ci ha insegnato a guardarci dentro senza avere paura delle contraddizioni, delle ambiguità, dei limiti. Il Gallo non ha temuto mai di sporcarsi le mani. Citava don Tonino Bello che parlando di Bartolo, un senza tetto che dormiva in scatola cartone, diceva che in quell'uomo in scatola c'erano frammenti di santità perché Dio si prendeva cura di lui. Quei cartoni sono un'ostensorio, diceva don Gallo che ha cercato Dio anche nei tanti Bartolo di San Benedetto». Tra le tante parole di addio, quelle di Luxuria che ringrazia don Gallo: «Grazie per averci fatto sentire, noi transessuali, figlie di dio». È l'ora, per don Andrea Gallo, di tornare a Campo Ligure, dove è nato 84 anni fa. Sembra che la folla che circonda l'auto non voglia farlo andare via, cantando «Bella ciao».