Datagate, la Ue minaccia ritorsioni
Il Datagate travolge il vertice europeo. Ma mentre il Parlamento europeo medita ritorsioni contro gli Usa, tra cui la sospensione dei negoziati di libero scambio, i leader della Ue faticano a trovare risposte univoche per fermare lo scandalo delle intercettazioni ai danni di capi di Stato e di governo che, complici nuove rivelazioni del Guardian, si allarga ogni giorno di più. Sarebbero infatti addirittura 35 i leader mondiali intercettati dalla National Security Agency (Nsa) fin dal 2006
Il Datagate travolge il vertice europeo. Ma mentre il Parlamento europeo medita ritorsioni contro gli Usa, tra cui la sospensione dei negoziati di libero scambio, i leader della Ue faticano a trovare risposte univoche per fermare lo scandalo delle intercettazioni ai danni di capi di Stato e di governo che, complici nuove rivelazioni del Guardian, si allarga ogni giorno di più. Sarebbero infatti addirittura 35 i leader mondiali intercettati dalla National Security Agency (Nsa) fin dal 2006.
Così, mentre dagli Stati Uniti arrivano risposte che non spiegano - col presidente Obama che si limita a «comprendere le preoccupazioni» e ad annunciare una revisione del sistema di raccolta dati - a Bruxelles lo spionaggio della Nsa diventa l'argomento chiave al tavolo del Consiglio Europeo. D'altra parte, il tema principale in agenda è lo sviluppo dell'economia digitale, che proprio sulla protezione dei dati si fonda. I documenti dell'ex collaboratore della Nsa Edward Snowden invece dimostrano che nessuna privacy è garantita, neppure quella dei potenti del mondo. Così il presidente della Ue Herman Van Rompuy, ancora prima che cominci la discussione, garantisce che i leader daranno il via libera all'approvazione entro la prossima primavera del pacchetto legislativo che unifica le regole europee per la protezione dati.
Quanto sia alta la rabbia pubblica dei leader lo fa capire il fatto che Angela Merkel e Francois Hollande improvvisino un bilaterale prima del vertice, proprio per confrontarsi sul Datagate. E la cancelliera, arrivando al Consiglio, avverte: «Spiare non è accettabile, tra alleati ci vuole fiducia. Non è solo un problema che riguarda me, ma tutti i cittadini».
Di vicenda «inaccettabile», l'aggettivo che più ricorre, parla anche Enrico Letta dopo che Glenn Greenwald, il giornalista che custodisce i segreti di Edward Snowden, ha rivelato che gli Usa hanno spiato pure il governo italiano: «Non possiamo tollerare che ci siano zone d'ombra o dubbi», aggiunge il premier. Mentre Angelino Alfano, dal prevertice del Ppe, ribadisce che «difenderemo la privacy delle istituzioni e delle istituzioni, senza guardare in faccia nessuno». Evitando però di commentare la rivelazione che anche i servizi italiani hanno avuto un ruolo nelle intercettazioni.
A spingere per una risposta unita dell'Europa contro gli spioni americani sono i big delle istituzioni comunitarie. «Quando è troppo è troppo: tra amici, deve esserci fiducia. È stata compromessa. Ci aspettiamo in fretta risposte dagli americani», tuona il vicepresidente della Commissione europea Michel Barnier. Mentre la commissaria Viviane Reding chiede che all'America la Ue dia una «risposta forte e univoca». Quale possa essere lo suggerisce Martin Schulz: «Bisogna sospendere i negoziati per il trattato di libero scambio» appena avviati con gli Usa. «Ci sono standard e criteri che si devono rispettare - argomenta -, se non lo si fa non ha alcun senso parlarsi l'un l'altro». E aggiunge: «Quello che gli Stati Uniti devono dire è perché spiano. Cosa vogliono sapere?».
Ma al di là della rabbia per le intercettazioni, i leader faticano a trovare una risposta unitaria. Intanto perché «nessuno si fida mai al cento per cento di nessuno», come confida un diplomatico. Poi perché l'ex capo degli 007 francesi proprio ieri al Figaro ha ammesso: «Gli americani ci spiano sul piano industriale e commerciale come noi spiamo loro, perché è nell'interesse nazionale difendere le nostre aziende». Ecco quindi che allo sdegno non corrispondono - al momento - parole nelle conclusioni del vertice. Per inserire un riferimento allo spionaggio servirebbe l'unanimità. E chiaramente non può aderire David Cameron, con la Gran Bretagna parte del sistema di ascolto globale.
In serata la nuova doccia fredda dalle carte di Snowden puibblicate sul sito del Guardian: sarebbero almeno 35 i leader mondiali spiati dalla Nsa americana fin dall'ottobre del 2006, quando un funzionario «ha consegnato 200 numeri, tra i quali quelli di 35 leader mondiali» che sono stati «immediatamente acquisiti dalla Nsa» per iniziare il monitoraggio. Un'azione descritta come «di routine».