Pd, le primarie incoronano Renzi
Matteo Renzi è il nuovo segretario del Partito democratico, incoronato dalle Primarie dove i votanti, secondo le stime dei vertici del partito, si avvicinano ai tre milioni. Il sindaco di Firenze, meno di 40 anni, il primo a non provenire dalla tradizione post-comunista (il primo segretario del Pd a non aver avuto la tessera del Pci), ha di fatto stravinto, superando l'asticella del 50% necessaria per evitare il ballottaggio
Matteo Renzi è il nuovo segretario del Partito democratico, incoronato dalle Primarie dove i votanti, secondo le stime dei vertici del partito, si avvicinano ai tre milioni. Il sindaco di Firenze, meno di 40 anni, il primo a non provenire dalla tradizione post-comunista (il primo segretario del Pd a non aver avuto la tessera del Pci), ha di fatto stravinto, superando l'asticella del 50% necessaria per evitare il ballottaggio. Votato con percentuali attorno all'80% nella sua Toscana e vicino al 68% in generale, Renzi ha staccato nettamente gli altri due sfidanti. Gianni Cuperlo, sostenuto tra gli altri da Massimo D'Alema, ha ottenuto meno del 18%, Pippo Civati ha ricevuto attorno al 14%.
Ora, per la giornata di oggi, si attendono i nomi della squadra del nuovo leader del Partito democratico, mentre domani potrebbe esserci già l'incontro con i gruppi parlamentari. Il primo passo, per Renzi, in vista della linea che il suo Pd vorrà impostare per il governo guidato da Enrico Letta, anche lui del Pd.
Nella campagna elettorale per le Primarie, Renzi aveva più volte pungolato l'esecutivo, chiarendo anche che, se fosse stato lui a vincere, dal giorno dopo sarebbe cambiato tutto. Le priorità del neo-segretario sono quelle del taglio dei costi della politica, attraverso una accelerazione della riforma del Parlamento, per arrivare a modificare il Senato nella forma attuale per farlo diventare la Camera degli enti locali con rappresentanti presenti senza compenso in quanto già sindaci o presidenti di Province e Regioni, con un risparmio complessivo che è stato stimato sul miliardo di euro all'anno.
La partita più delicata è, insomma, quella legata all'azione del governo, sul quale, Renzi, ha sempre detto che o fa le cose che servono agli italiani oppure rischia di non andare avanti.
All'interno del partito, dopo la «netta vittoria» del sindaco di Firenze, come l'ha definita il numero uno uscente del Pd Guglielmo Epifani, se si dà retta alle prime affermazioni degli sconfitti, il clima per Renzi non dovrebbe essere ostile, anche se qualche spina potrebbe arrivare in particolare da Civati.
Cuperlo, dopo aver fatto gli auguri al neo-segretario, ha chiarito che «l'unica preoccupazione di chi si è speso per un risultato diverso, si sentano delusi». A loro Cuperlo dice «che non è così. Mi sono candidato e ho perso e la responsabilità di quanto non siamo riusciti a fare è solo mia».
Insomma, un appello alla sua parte a non fare battaglie contro la leadership, anche se diversa da quella sperata.
«Abbiamo un grande partito. Con questo nuovo gruppo dirigente - afferma Civati - possiamo vincere le elezioni e avere un nuovo sistema elettorale, a partire dalla prossima settimana. Questo è il vero momento di svolta del Partito democratico, oggi nasce il nuovo Pd».
Il quarto concorrente, uscito sconfitto nella prima fase delle primarie, Gianni Pittella, parla di «grande vittoria di Matteo Renzi che avrà ora la forza di imporre le proprie idee e la propria politica nel partito e nel Paese. Serve subito un patto tra Letta e il nuovo segretario del Pd su legge elettorale, riforma del lavoro e impegno forte per cambiare la politica austericida e ragionieristica dell'Europa».
E proprio il premier in serata ha chiarito il suo approccio al leader del Pd. «Con il nuovo segretario lavoreremo insieme con uno spirito di squadra che sarà fruttuoso, utile al paese ed al centrosinistra - afferma Letta - Le primarie rimangono uno straordinario strumento di partecipazione, che oggi dà forza alla nuova leadership del partito. Una partecipazione così alta al voto è fondamentale per fare del Pd un argine contro il populismo crescente».