Elettorale: Matteo Renzi «accontenta» pure Alfano
Dopo aver stretto sabato un patto di ferro con Silvio Berlusconi e ieri un'intesa di massima con Angelino Alfano, Matteo Renzi supera anche il passaggio della direzione del Pd, imponendo con 111 voti a favore e 34 astenuti l'Italicum, il modello proporzionale di riforma elettorale da approvare entro le elezioni europee Commenta sul blog di Micheletto
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Dopo aver stretto sabato un patto di ferro con Silvio Berlusconi e ieri un'intesa di massima con Angelino Alfano, Matteo Renzi supera anche il passaggio della direzione del Pd, imponendo con 111 voti a favore e 34 astenuti l'Italicum, il modello proporzionale di riforma elettorale da approvare entro le elezioni europee. E con la forza dei numeri dentro il partito, il leader Pd blinda l'iter in Parlamento e mette a tacere la minoranza interna: «Non è una riforma à la carte, chi pensasse di intervenire a modificare qualcosa manda all'aria tutto».
Leader e sherpa hanno lavorato fino all'ultimo per chiudere un'intesa che non si limitasse all'accordo tra Renzi e Berlusconi. Il segretario Pd, anche per togliersi di dosso quella che definisce l'«ingenerosa» etichetta di voler «far le scarpe» al premier Letta, incontra, un'ora prima dell'avvio della direzione, il leader Ncd Angelino Alfano. In realtà l'auspicato doppio turno fa già parte dell'accordo con il Cavaliere e non è una concessione al Ncd. Ma certo il ballottaggio di coalizione, nel caso in cui nessuno raggiunga la soglia del 35% al primo turno, va nella direzione indicata da Alfano come condizione per non far saltare la maggioranza di governo.
Dopo aver visto anche Mario Mauro dei Popolari, il segretario Pd arriva alla prova direzione. E, con il suo solito stile, non sembra disposto a fare sconti né concessioni. «È arrivato il momento per dimostrare se la politica sa decidere o è solo il bar dello sport», esordisce Renzi che, proprio sulla politica che decide, sferra l'attacco Grillo, che bolla come «pregiudicatellum» l'intesa siglata tra il Pd e Fi. «Fino a quando continuerai a perdere occasioni su occasioni e a fuggire?», lo provoca il leader Pd, impegnato sulle riforme proprio in vista della prova di forza con M5S alle europee.
Non riserva particolari sorprese, rispetto alle indiscrezioni, il modello illustrato da Renzi, che prevede con il 35% un premio di maggioranza del 18% fino al 55 per cento dei seggi o, in caso di mancato raggiungimento del quorum, il ballottaggio di coalizione. Il sistema prevede un'attribuzione dei seggi su base nazionale, «una modifica allo spagnolo - chiarisce Renzi - per evitare una frattura dentro la maggioranza», con collegi con liste bloccate di 4-5 candidati.
Per aggirare l'accusa del parlamento dei nominati, il leader Pd assicura che i dem «faranno le primarie e considereranno vincolante l'alternanza di genere». Ma è proprio sulle liste bloccate e per l'introduzione delle preferenze che Alfano e anche i Popolari annunciano battaglia in Parlamento anche se oggi il vicepremier può tirare un sospiro di sollievo dopo aver sventato «il tentativo di soffocarci in culla». Di modifiche, però, Renzi non ne vuole proprio sentire parlare. Né tanto meno è disposto a portare a casa un via libera della direzione del Pd che però il giorno dopo diventa carta straccia: «Spero che Cuperlo mi voti contro ma poi quando si è deciso passa il principio che la linea non impegna parte del Pd ma il Pd».
Alla fine della direzione, l'opposizione si astiene anche se la riforma non è «convincente» e presenta, affonda il capo della minoranza, «profili di incostituzionalità». Accuse che il sindaco di Firenze non accetta così come difende a spada tratta l'intesa con Berlusconi. «Con chi dovevo discutere, con Dudù? - ironizza - il Cavaliere è legittimato non da noi ma dal voto di milioni di italiani. Io non sono subalterno a lui, non ne ho paura al punto da cambiare le mie idee se sono le sue». Un riconoscimento che suona come miele alle orecchie del Cavaliere, che subito ricambia in un abbraccio che però Renzi non teme: «Il leader Pd ha rappresentato in modo chiaro e corretto il contenuto della nostra intesa che offriamo con convinzione al Parlamento e al Paese».