Da verbali e intercettazioni la verità su Valsugana e Valdastico
«Nessuno la vuole fare, nessuno la vuole realizzare davvero, perché la Valdastico va a cozzare contro la Valsugana, che è un altro dei project financing importanti della Regione Veneto». Una nuova verità sulle infrastrutture più contestate, la Nuova Valsugana e la Valdastico, emerge dai verbali degli interrogatori e dalle intercettazioni dell'inchiesta sul Mose Il no dei sindaci alla Supervalsugana
«Nessuno la vuole fare, nessuno la vuole realizzare davvero, perché la Valdastico va a cozzare contro la Valsugana, che è un altro dei project financing importanti della Regione Veneto». A parlare è Claudia Minutillo, già segretaria del governatore del Veneto Giancarlo Galan e poi amministratrice delegata di Adria Infrastrutture, la società di progettazione in capo alla Mantovani snodo degli affari della «cricca» dello scandalo Mose e dintorni. Che allunga la sua ombra sul Trentino via autostrade e superstrade, ma anche via project financing applicato alla sanità. Lo raccontano ai magistrati Minutillo e l’ex presidente della Mantovani Piergiorgio Baita (nella foto) negli interrogatori del 2013, quando erano stati arrestati nell’ambito della prima tranche dell’inchiesta sul Mose riesplosa a Venezia una settimana fa.
La partita Valdastico la spiega in dettaglio Baita nell’interrogatorio del 17 giugno 2013 davanti ai pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, ora allegato agli atti dell’inchiesta. Baita racconta di una colazione di lavoro in cui, oltre a lui e a Minutillo, erano presenti «il dottor Cerri amministratore delegato di Astaldi e il dottor Maurizio Pagani a suo tempo dirigente di Banca Intesa settore Infrastrutture», cioè i due soci di riferimento dell’Autostrada Brescia-Padova, nonché l’assessore veneto alle infrastrutture Renato Chisso, anche lui arrestato nell’ambito dell’inchiesta, tra l’altro per le «elargizioni» ricevute dalla Mantovani.
Chisso, nell’incontro, perora la causa dell’ingresso della Mantovani nella Brescia-Padova perché se in questa società «non avessero trovato spazio gli imprenditori veneti era inutile che si rivolgessero alla Regione per cercare di mediare con la Provincia di Trento» sull’A31. Della «mediazione con Trento» si parla nella telefonata, intercettata, di Chisso a Minutillo del 20 settembre 2012. Ecco il brogliaccio: «Chisso dice che è andata bene, che il concetto è stato sottoscritto e loro (i trentini ndr) ci stanno. Chisso dice che è andato là con un pezzo di carta, dove c’erano i concetti visti con Pagani... poi le manderà questo testo riveduto e corretto; ai concetti di questo testo loro hanno detto ok».
Ma Trento, come ha confermato all’Adige l’allora vicepresidente della Provincia Alberto Pacher, non aveva dato l’ok. E la Minutillo, che esaminava le bozze degli accordi prima del presidente della Regione Veneto, si rende conto della situazione: «La Valdastico Nord, a parte Schneck (presidente della Brescia-Padova ndr) per motivi politici, non la vuole fare nessuno perché vanificherebbe un altro project importante che si chiama Valsugana». Sulla quale, invece, Trento aveva mostrato delle aperture. E contro la quale intervengono i sindaci della zona (clicca qui per il servizio).
La progettazione, realizzazione e gestione della Nuova Valsugana, superstrada a pedaggio da Bassano a Cismon del Grappa, al confine col Trentino, è stata affidata in project financing dalla Regione Veneto all’associazione di imprese tra Pizzarotti, Mantovani, Cordioli e la veronese Cis, partecipata da diversi investitori trentini tra cui Isa. Con Adria Infrastrutture, di cui è stato presidente fino al 2010 Alberto Rigotti, ora in carcere a Como per il crac Epolis, che ha l’esclusiva per il sistema di esazione pedaggio. La nomina a promotore della cordata Mantovani, dice Baita ai magistrati il 28 maggio 2013, «l’abbiamo avuta che Galan non c’era più», cioè col nuovo presidente del Veneto Luca Zaia. L’ex numero uno della Mantovani rivela che, attraverso un avvocato, pagava giudici del Tar e del Consiglio di Stato per respingere i ricorsi sulla Valsugana come quello della Maltauro, l’altro colosso edile veneto al centro dell’inchiesta sull’Expo.
Ora, con Baita e Minutillo già fuori gioco, il ricorso al Tar lo ha fatto Autobrennero contro la Nogara-mare, un’altra delle opere in project financing nel mirino di Mantovani. Ma anche di A22, fin da quando l’allora presidente Silvano Grisenti sollecitava sponsorizzazioni a società sportive da parte di imprese trentine e altoatesine come Collini e Oberosler in cambio della loro partecipazione alla Nogara-mare. Un episodio in cui per la Cassazione non sono stati commessi reati.
Nelle conversazioni tra l’assessore Chisso e Claudia Minutillo del febbraio 2013 emerge, dicono i magistrati, «che essendo andato a buon fine l’accordo con Autobrennero Mantovani ritira il progetto Nogara-mare». Alla fine, infatti, l’opera è in capo ad una cordata che comprende, tra gli altri, la Brescia-Padova, A22 tramite Confederazione Autostrade, Mantovani, Astaldi, Itinera. Ora però A22 è di nuovo sul piede di guerra.