L'auto della mamma di Loris transitò nei pressi di Mulino Vecchio
L’auto di Veronica Panarello, la mamma di Loris, è transitata a 50 metri dalla strada che porta a Mulino Vecchio, il luogo dove è stato trovato il cadavere, la mattina di sabato 29 novembre, quando il bimbo è scomparso. È quanto emerge da un rapporto di polizia e carabinieri che l’ANSA ha potuto visionare. L’auto è stata ripresa da una telecamera. E Loris Stival, secondo la ricostruzione degli investigatori, non arriva mai a scuola la mattina del 29 novembre ma torna a casa da solo alle 8.32 subito dopo esserne uscito. Diciassette minuti dopo, alle 8.49, rientra anche la madre, Veronica Stival, che esce nuovamente 36 minuti dopo, alle 9.25 circa.
Una cosa sembra intanto assodata: la Polo nera della mamma di Loris la mattina del giorno della scomparsa del bambino non è inquadrata dalle telecamere dei sistemi di sorveglianza di Santa Croce Camerina. Il «grande fratello» del paese del Ragusano, costituito da una quarantina di telecamere tra pubbliche e private, inficia così la ricostruzione fornita da Veronica Panarello, che sostiene di avere lasciato suo figlio a scuola, il 29 novembre scorso.
La donna ha raccontato di essere transitata da via Giacomo Matteotti, nei pressi della scuola e di aver lasciato il figlio a poche decine di metri dall’ingresso. Ma nessuna telecamera la riprende, mentre la vettura è visibile in immagini vicini alla ludoteca dove Veronica Panarello lascia il bambino più piccolo. La donna quindi ritorna a casa e dopo circa mezzora parte per Donnafugata per partecipare a un corso di cucina. Ma anche qui ci sono delle incongruenze nel racconto, questa volta nei tempi: c’è infatti un «buco» di 15 minuti nella sua ricostruzione.
Dalle riprese, visionate da polizia e carabinieri, emergerebbe infatti che la donna esce di casa attorno alle 9.15-9.20. Per raggiungere la tenuta, hanno ricostruito gli investigatori, a un andatura normale si impiegano tra 15-20 minuti. La donna, secondo questa stima, sarebbe dovuta arrivare al al corso, che cominciava alle 9.30, non più tardi delle 9.40. La mamma di Loris, secondo un testimone, si presenta alle 9.55. E quando arriva fornisce una giustificazione che investigatori e magistrati definiscono «non richiesta»: «scusate il ritardo - avrebbe detto la donna - ho avuto dei problemi». A fare luce sul «buco» di 15 minuti potrebbe essere la perizia in corso sul Gps dell’antifurto satellitare che installato sulla Polo, la cui «lettura» è ancora in atto.
Resta il mistero del quarto d’ora oscurato. Ed è quello che vogliono scoprire dalla Procura di Ragusa. E se c’è una connessione con il ritrovamento di tracce organiche, individuate col luminol e sottoposte a esame genetico, che sarebbero state individuate sulle forbicine trovate nell’abitazione di Loris Stival. Gli esperti sono anche al lavoro sulle fascette di plastica che Veronica Panarello due giorni dopo consegna alle due maestre del bambino che la vanno a trovare per farle le condoglianze: sarebbero infatti compatibili con quella utilizzata per strangolare il piccolo. «Il papà di Loris, su pressioni della mamma - ricostruisce una delle insegnanti, Teresa Iacona - ci ha dato una confezione, aperta, di fascette di plastica bianche, sostenendo che sarebbero dovute servire al bambino nei lavori in classe proprio il giorno in cui era scomparso. Siamo rimaste sorprese perché non avevamo mai chiesto di portarle: non era assolutamente previsto il loro utilizzo a scuola. La mia collega ha chiamato la polizia e poi le abbiamo consegnate in Questura».
Le indagini proseguono, alla ricerca di riscontri. Come un sopralluogo compiuto dalla polizia scientifica nel Mulino Vecchio, struttura accanto al luogo del ritrovamento del corpo di Loris, e nei locali attigui al Castello di Donnafugata. E continuano gli esami medico legali anche su alcuni segni che sarebbero stati riscontrati sui polsi di Loris.
La famiglia non commenta le indiscrezioni. È il loro legale, l’avvocato Francesco Villardita, che è andato a casa Stival, trovando «la signora che sta malissimo», a farsi loro portavoce: «Le ricostruzioni non le voglio conoscere - afferma - fino a quando non abbiamo atti ufficiali non esistono». Anche sulle fascette il penalista è lapidario: «ci vogliono accertamenti tecnici per poterlo accertare». «In questo momento - replica ai giornalisti - non sono in grado di poter rispondere alle vostre domande perché non abbiamo comunicazioni in merito. La signora non è indagata, ma anche se lo fosse non avremmo accesso agli atti: nulla cambia».
Intanto l’Imam del paese, Abel Roiune, dedica le invocazioni dei fedeli islamici che partecipano alla preghiera del venerdì a Loris: «non si toccano i “picciriddi”, né ora né mai, perché sono il nostro futuro». In piazza a Santa Croce Camerina il cacciatore, alcune ore prima, incrocia i giornalisti ribadendo di essere sereno, perché, sostiene «l’autopsia e il Dna daranno tantissime risposte». «Un caffè ve lo offro con piacere - dice ai cronisti - purché lasciate in pace il paese e i bambini che vanno a scuola: se volete parlate con me che oramai mi trovo in questa situazione».