Grecia verso il voto, favorita la sinistra che spaventa le Borse
La Grecia torna a far paura. E a fare le spese del ritorno dell’incertezza politica nel Paese, oltre alla borsa di Atene, scesa in picchiata, sono gli anelli deboli dell’area euro, Spagna e Italia. Il bilancio ieri a fine giornata sui listini del Vecchio continente è di quasi 220 miliardi di euro virtualmente bruciati.
La seduta parte male per i timori sulla crescita dell’economia della Cina, legati alla stretta sui bond accettati in garanzia dalla Banca centrale cinese nelle operazioni di finanziamento: l’idea di una politica monetaria meno espansiva fa perdere a Shangai il 5,43%. Ma il clima sui mercati peggiora quando a sorpresa il premier ellenico, Antonis Saramas, avvia la procedura per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, dove servono quorum che l’attuale governo di coalizione non ha.
La decisione apre in prospettiva le porte ad elezioni politiche anticipate con la concreta posssibilità di un’avanzata della sinistra Syriza di Alexis Tsipras e di altri partiti contrari all’austerità imposta dall’Europa. E questo proprio all’indomani del sì dell’Eurogruppo al prolungamento tecnico del programma di risanamento per superare lo stallo nelle trattative tra governo e troika (Fmi, Ue e Bce).
Le incertezze politiche fanno da detonatore alle vendite: il listino di Atene crolla del 12,78%, peggior calo degli ultimi 27 anni, con le banche in caduta libera mentre il rendimento dei titoli di stato triennali supera i decennali: segno che gli investitori vedono il rischio di non venir rimborsati sulle scadenza più brevi rispetto a quelle lunghe. Il contagio si estende agli osservati speciali dell’eurozona, Madrid (-3,18%) e Milano (-2,81%). Qui gli indici azionari scivolano di pari passo con l’allargamento degli spread rispetto al Bund tedesco: il differenziale del Btp in particolare torna sopra soglia 130 punti base e chiude a 134,6 punti base.
Spaventa gli ambienti finanziari europei l’ipotesi, assai concreta, di una vittoria della sinistra antiliberista in Grecia, ora che la minaccia di elezioni politiche anticipate è sempre più vicina e che Syriza si conferma in testa ai sondaggi.
Le elezioni potrebbero svolgersi a febbraio o a marzo, e Syriza, che gli istituti demoscopici danno intorno al 27%, non ha teoricamente i numeri per controllare da sola la maggioranza del Parlamento.
Il partito di Tsipras, anche se malvolentieri, potrebbe quindi essere obbligato ad allearsi ed attuare una politica meno radicale rispetto al suo programma che non è contrario all’euro, ma fortemente nemico dell’austerità e determinato a ottenere da Bruxelles la cancellazione almeno parziale del debito pubblico della Grecia che viene ormai da sei anni di crisi economica e recessione profonda.
A far precipitare la situazione - già precaria a causa delle richieste pressanti e delle ricette economiche imposte dalla troika europea (Ue, Bce e Fmi) - è stato dunque l’annuncio a sorpresa del premier conservatore Antonis Samaras di avviare il 17 dicembre l’iter parlamentare per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica in sostituzione di Karolos Papoulias.
Si attribuisce al premier l’intenzione di aprire la strada verso elezioni anticipate qualora il nuovo capo dello Stato non venisse eletto dopo le tre votazioni previste dalla Costituzione. Samaras ha candidato Stavros Dilmas, 73 anni, un ex ministro degli esteri ed ex commissario Ue, che non raccoglie affatto l’unanimità.
Secondo la stampa greca, il messaggio del premier a Tsipras è chiaro: «Se volete il caos, andiamo pure alle urne. Ma se volete assumervi le vostre responsabilità, votate per il candidato del governo».
Dal canto suo, il partito socialista Pasok - che insieme con Nea Dimokratia (centrodestra) di Samaras forma l’attuale governo di coalizione - sostiene che «il leader di Syriza vuole cancellare tutto quello che è stato ottenuto sinora con i sacrifici del popolo greco.
Tsipras, infine, respinge seccamente la possibilità di qualsiasi intesa con il governo: «L’unico punto sul quale possiamo concordare con Samaras è la data delle elezioni«, ha tagliato corto il leader di Syriza. Due giorni fa, quando il Parlamento ha approvato la Finanziaria 2015, Tsipras ha definito il bilancio «una fotografia del memorandum europeo e l’immagine di un governo che si è arreso nelle mani della troika».
Fra i punti del programma proposto da Syriza anche alla recente tornata elettorale europea (vinta da Tsipras con il 26% dei voti), figurano la richiesta alla Ue di aprire una Conferenza europea sulla Grecia per richiedere la cancellazione di buona parte del debito (circa 330 miliardi); l'indicizzazione del debito rimanente per varare politiche di ripresa e crescita economica; l'esclusione dal patto di stabilità degli investimenti pubblici; una politica monetaria che consenta l'emissione di nuova moneta; politiche sociali progressiste con interventi perequativi come l'energia elettrica gratuita per le 300 mila famiglie a reddito più basso; un fondo straordinario per creare occupazione; sconti per gli acquisti di medicinali; ripristino della tredicesima per i pensionati; salario minimo da alzare da 586 a 751 euro al mese.