Mosul, la furia dell'Isis contro il patrimonio artistico
La distruzione da parte dei jihadisti dello Stato islamico (Isis) di numerose statue antichissime nel museo di Mosul e sul sito di Ninive nel nord dell’Iraq «era nell’aria», tanto che gli archeologi e gli addetti ai lavori temevano «da tempo» che la barbarie jihadista potesse abbattersi su questi due luoghi, fino a pochi giorni fa risparmiati dalla devastazione che ha invece raggiunto le biblioteche storiche della città.
Il filmato, diffuso dall’Isis, è «devastante» secondo Daniele Morandi Bonacossi, docente di archeologia all’università di Udine e direttore della missione archeologica «Terra di Ninive» nel nord Iraq. Le immagini scioccanti hanno spinto il direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova, a chiedere una «riunione urgente» del Consiglio di sicurezza dell’Onu. «È una tragedia», ha detto Bokova da Parigi.
Sul terreno però non è rimasto nessun interlocutore affidabile che possa documentare quanto sta avvenendo. «I nostri riferimenti a Mosul sono stati costretti ad andare via. I loro dipartimenti sono stati chiusi. Senza lavoro e sotto minaccia sono ora lontani dalla città», afferma Morandi Bonacossi con una lunga esperienza di scavi e ricerche in Siria e Iraq.
«Ero a Dohuk (in Kurdistan iracheno) quando due settimane fa abbiamo appreso la notizia della distruzione di un tratto delle mura di Ninive. Ma nessuno può confermare questo fatto», afferma durante conversazione telefonica con l’Ansa.
Sui danni inflitti dall’Isis al museo di Mosul e al sito di Ninive, il docente italiano afferma che alcune delle statue distrutte sono copie in gesso di statue di epoca partica (secondo secolo a.C. - primo secolo d.C.), provenienti dal sito di Hatra, a circa 100 km a sud ovest di Mosul e scavato in passato da una missione dell’università di Torino.
Gli originali, riferivano oggi fonti della commissione nazionale irachena per il patrimonio culturale, si trovano al museo di Baghdad o all’estero. Altri pezzi erano invece originali, come conferma Morandi Bonacossi. «Ci sono molte statue originali di calcare, che rappresentano divinità e sovrani».
Sul sito di Ninive, i jihadisti hanno distrutto con diabolica metodicità delle statue colossali che rappresentano tori androcefali di epoca assira. Nel filmato dell’Isis si vede in particolare la distruzione di due «lamassu» (così venivano chiamati in assiro) posti accanto a una delle 15 porte di Ninive, quella dedicata al dio Nergal.
Sul valore commerciale di queste statue il docente italiano non può esprimersi: «Il loro valore è incalcolabile. Ma non sarebbe possibile per i jihadisti metterle sul mercato. Sono statue che pesano centinaia di tonnellate e c’è bisogno di uno sforzo logistico enorme per poterle rimuovere da dove si trovano».
«È più probabile - conclude Morandi Bonacossi - che l’Isis abbia venduto gli oggetti più piccoli e abbia invece distrutto le statue che non avrebbe potuto piazzare nel mercato nero».
Lorenzo Trombetta [Ansa]