In un borgo della Mancia ritrovati i resti di Cervantes
Non c'è la certezza scientifica e non ci potrà essere, dato che non c'è margine per un esame del Dna, perché non si è potuto isolare quello appartenente al padre del Don Chisciotte. Ma gli esperti, che da un anno cercano nel convento madrileno delle Trinitarie Scalze i resti di Miguel de Cervantes Saavedra (Alcalà de Henares 1547-Madrid 1616), sono certi di aver compiuto la missione con successo. "Siamo convinti che fra i resti recuperati, che sono molto frammentati e deteriorati, ci sia qualcosa di Miguel de Cervantes", ha assicurato con l'aria solenne delle occasioni storiche Francisco Etxebarria, l'antropologo forense che coordina l'equipe di trenta esperti provenienti da tutta la Spagna. "Tuttavia non lo possiamo affermare con assoluta evidenza scientifica", ha aggiunto, nel chiarire che alla conclusione si è giunti "alla luce delle informazioni di carattere storico, archeologico e antropologico raccolte".
Ma le coincidenze "superiori alle discrepanze", secondo lo studioso, "fanno ritenere in termini ragionevoli che là ci sarebbe Cervantes". Il materiale osseo, una mandibola e frammenti delle braccia e di un'anca, è stato individuato assieme, ma non vicino, a quelli della moglie di Cervantes, Catalina de Salazar, morta il 31 ottobre del 1626. Dopo quasi 4 secoli sono stati recuperati nella cripta del convento dove la salma dello scrittore, molto devoto all'ordine delle Trinitarie, dalle quali fu salvato dopo 5 anni di prigionia ad Algeri, seguiti alla battaglia di Lepanto, fu sepolto alla sua morte, avvenuta il 22 aprile del 1616. Non nel luogo originario della sepoltura, bensì dove la salma fu trasferita nel 1673, al termine dei lavori di ristrutturazione della chiesa di San Idelfonso e del convento delle Trinitarie, ubicati nel cuore del quartiere de Las Letras di Madrid. E non nel feretro contrassegnato dalle iniziali M.C. recuperato durante i lavori di scavo cominciati nel gennaio scorso, che è risultato contenere solo i resti di due bambini.
Come ha spiegato nella conferenza stampa l'antropologa Almudena Garcia Cid, i frammenti ossei, recuperati a grande profondità nel luogo individuato dagli esperti come il punto 32, erano frammisti a quelli di almeno cinque minori e dieci adulti, la cui morte risalirebbe alla stessa epoca. Per la datazione, è stato decisivo anche il ritrovamento di una moneta di 16 maravedis di Felipe VI e di vesti liturgiche e oggetti del secolo XVII.