Campodenno, quattro indagati per l’incendio: accusati i vicini
La vicenda è arrivata in Cassazione. Era successo tutto nella tarda serata del 15 luglio 2024, quando da una Mercedes Classe A si alzarono le fiamme che in pochi avvolsero completamente la vettura
IL FATTO Auto in fiamme a Campodenno
CAMPODENNO. Sono quattro le persone indagate per l'incendio che nel luglio dello scorso anno distrusse un'auto e si propagò anche a parte di un'abitazione a Campodenno, in val di Non. Si tratta dei vicini di casa, ai quali è stata applicata la misura del divieto di avvicinamento alle persone offese (ossia i due proprietari della vettura e dell'edificio danneggiato). Misura che viene ora confermata solo per due.
La vicenda è arrivata in Cassazione. Andiamo con ordine, partendo dalla tarda serata del 15 luglio 2024, quando da una Mercedes Classe A si alzarono le fiamme che in pochi avvolsero completamente la vettura. L'appartamento al primo piano dell'edificio si salvò grazie al balcone sotto cui si trovava l'auto e che fece da barriera alle fiamme. Danni gravi invece al cartongesso che ricopriva la parte bassa della casa. Per gli investigatori l'incendio non fu accidentale, ma si inseriva in un contesto di liti continue fra vicini di casa, con denunce dall'una e dall'altra parte.
I vigili del fuoco non poterono accertare la natura dolosa o meno dell'incendio, dato che la vettura era andata completamente distrutta, ma le vittime nei giorni successivi presentarono ai carabinieri le immagini delle loro telecamere di sicurezza che avevano registrato la presenza di due soggetti nei pressi della Mercedes poco prima che si alzassero le fiamme.
Si trattava di due vicini di casa, che vennero indagati con l'accusa di aver provocato l'incendio assieme ad altri due vicini (parenti dei primi) visti «camminare ansiosamente» sul balcone della propria abitazione la sera in cui si erano svolti i fatti.
I quattro indagati, che avevano l'obbligo di tenersi ad almeno 200 metri di distanza dalle vittime e dai luoghi da loro frequentati, avevano fatto presente nelle memorie che la loro abitazione dista poche decine di metri da quella delle vittime. Il divieto di avvicinamento era stato dunque ridotto dall'autorità giudiziaria a 15 metri.
Contro questa misura gli indagati hanno presentato ricorso in Cassazione, sostenendo - fra gli altri punti - l'insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza nei loro confronti.
La Corte Suprema, con motivazioni depositate nei giorni scorsi, ha rigettato i ricorsi dei due vicini immortalati dalle telecamere mentre si allontanavano velocemente dall'auto, pochi istanti prima che scoppiasse il rogo: continueranno a tenersi a distanza dalle vittime.
È stato invece accolto il ricorso degli altri due vicini: ad occuparsi nuovamente della loro posizione, e dunque a valutare l'esigenza o meno di un divieto di avvicinamento, sarà il tribunale del riesame di Trento.
Riguardo all'origine del rogo, la Cassazione ha sottolineato che «se è pur vero che i vigili del fuoco non hanno accertato la natura dolosa dell'incendio, è altrettanto vero che non l'hanno decisamente esclusa, per cui questa può essere comunque considerata un'ipotesi fondata ove sussistano altri elementi».