Regione, Silvano Grisenti verso il licenziamento
Decaduto dalla carica di consigliere provinciale, ora Silvano Grisenti rischia di dire addio anche al suo posto di lavoro da geometra in via Gazzoletti, nel palazzo della Regione. Dopo che la sentenza di condanna ad un anno di reclusione per corruzione, truffa aggravata e tentata violenza privata è passata in giudicato, l’ente pubblico ha infatti aperto un procedimento disciplinare nei confronti dell’ex presidente dell’A22. A fine marzo Grisenti è stato raggiunto dalla lettera di contestazione della Regione, un «passo» che porta verso la più pesante delle sanzioni: il licenziamento. Grisenti, assistito dall’avvocato Vanni Ceola, ha risposto agli addebiti un paio di settimane fa, quando ha chiesto di essere sentito dal segretario generale della Regione per presentare le proprie controdeduzioni.
A questo punto la palla è tornata all’ente pubblico, che dovrà decidere se procedere comunque con la lettera di licenziamento. Un atto possibile, visto che il contratto di lavoro dei dipendenti della Regione prevede che, a fronte di una condanna definitiva per taluni reati (tra questi anche la corruzione), scatti l’interruzione del rapporto di lavoro.
La difesa, però, punta il dito contro la tempistica di questo provvedimento, sostenendo che sia arrivato fuori tempo massimo e che la contestazione non sia stata tempestiva. In sostanza - questo uno dei rilievi sollevati - la Regione avrebbe dovuto aprire un procedimento disciplinare nei confronti di Grisenti quando apprese che al dipendente era stato contestato un reato. E dunque avrebbe dovuto farlo sette anni fa, nel settembre 2008 - quando scoppio l’inchiesta Giano Bifronte - e poi sospendere il procedimento in attesa di conoscere l’esito penale.
Solo in quel caso, nella prospettiva della difesa, avrebbe poi potuto procedere con la più pesante delle sanzioni, ovvero il licenziamento. Invece per tutti questi anni - Grisenti lavora in Regione dal 1° dicembre 2008 - l’ente pubblico non avrebbe fatto nulla. Dunque in questo lungo periodo l’ex assessore ha svolto il suo lavoro in Regione, intervallato da periodi di aspettativa presi per seguire la campagna elettorale di Progetto Trentino o per i periodi trascorsi in Africa, dove opera come volontario.
Dopo cinque anni di battaglie giudiziarie e cinque processi, il 10 marzo scorso la Cassazione aveva messo la parola fine a questa vicenda, confermando la condanna inflitta a Grisenti dalla Corte d’appello di Bolzano: un anno di reclusione per corruzione, truffa aggravata e tentata violenza privata. Una tegola per l’ex assessore, che per anni aveva creduto in un epilogo diverso: costretto a stare in panchina e a dire addio alla carica di consigliere regionale. Sette mesi dopo la sospensione dall’incarico, con la sentenza passata in giudicato, in ottemperanza a quanto prevede la legge Severino, era infatti arrivata anche la decadenza. Ma adesso per Grisenti rischia di arrivare un’altra doccia fredda: la perdita del posto di lavoro.