Papa Francesco contro chi semina odio con le parole
Le chiacchiere fanno «terrorismo», sono come una «bomba». Se una persona, durante la sua vita, non fa altra cosa che riconciliare e pacificare «la si può canonizzare: quella persona è santa». Le parole del Papa assumono un senso particolare se collocate nell'attuale momento storico, di fronte alle cronache tragiche sui profughi che cercano un rifugio in Europa, e a pochi giorni dalla polemica sulle parole del segretario della Conferenza episcopale, Nunzio Galantino, che ha accusato la politica per l'inerzia (o peggio, il cinismo e la violenza verbale) di fronte al dramma umanitario.Galantino aveva detto, fra l'altro, che «l'atteggiamento che viene purtroppo alimentato da questi quattro "piazzisti" da quattro soldi che pur di prendere voti, di raccattare voti, dicono cose straordinariamente insulse».
Contro il vescovo si erano scatenate le reazioni in particolare della Lega Nord e del suo leader Matteo Salvini («i vescovi hanno rotto le palle», aveva detto fra l'altro), ma anche da esponenti di governo del Pd che respingevano l'accusa all'esecutivo di non impegnarsi realmente per attenurare la portata della tragedia umana in corso.
Il Papa ha affrontato il tema del peso delle parole nella omelia a Santa Marta, di cui la Radiovaticana fornisce stralci. Ha preso le mosse dalla «malattia» di «seminare divisione e zizzania», mentre i cristiani sono chiamati «a riconciliare e pacificare, come ha fatto Gesù». E Bergoglio ha invitato a «mordersi la lingua» quando ci viene da dire una cattiveria.
«Quando noi parliamo di pace o di riconciliazione, piccole paci, piccole riconciliazioni, - ha detto papa Francesco, che commentava il brano della lettera ai Colossesi in cui Gesù è descritto come il riconciliatore - dobbiamo pensare alla grande pace e alla grande riconciliazione» che «ha fatto Gesù. Senza di Lui non è possibile la pace. Senza di Lui non è possibile la riconciliazione».
«Il compito nostro», ha sottolineato Papa Francesco, in mezzo alle «notizie di guerre, di odio, anche nelle famiglie» - è essere «uomini e donne di pace, uomini e donne di riconciliazione».
«E - ha esortato il Pontefice - ci farà bene domandarci: “Io semino pace? Per esempio, con la mia lingua, semino pace o semino zizzania?”. Quante volte abbiamo sentito dire di una persona: “Ma ha una lingua di serpente!”, perché sempre fa quello che ha fatto il serpente con Adamo ed Eva, ha distrutto la pace. E questo è un male, questa è una malattia nella nostra Chiesa: seminare la divisione, seminare l’odio, seminare non la pace. Ma questa è una domanda che tutti i giorni fa bene che noi ce la facciamo: “Io oggi ho seminato pace o ho seminato zizzania?”. “Ma, alle volte, si devono dire le cose perchè quello e quella?”: con questo atteggiamento cosa semini tu?».
«Se una persona, durante la sua vita, - ha commentato papa Bergoglio - non fa altra cosa che riconciliare e pacificare la si può canonizzare: quella persona è santa. Ma dobbiamo crescere in questo, dobbiamo convertirci: mai una parola che sia per dividere, mai, mai una parola che porti guerra, piccole guerre, mai le chiacchiere. Io penso: cosa sono le chiacchiere? Eh, niente, dire una parolina contro un altro o dire una storia: “Questo ha fatto?”. No! Fare chiacchiere è terrorismo perché quello che chiacchiera è come un terrorista che butta la bomba e se ne va, distrugge: con la lingua distrugge, non fa la pace. Ma è furbo, eh? Non è un terrorista suicida, no, no, lui si custodisce bene».
«Ogni volta che mi viene in bocca di dire una cosa che è seminare zizzania e divisione e sparlare di un altro? - ha suggerito il Papa - Mordersi la lingua! Io vi assicuro, eh? Che se voi fate questo esercizio di mordersi la lingua invece di seminare zizzania, i primi tempi si gonfierà così la lingua, ferita, perchè il diavolo ci aiuta a questo perchè è il suo lavoro, è il suo mestiere: dividere».