Il politologo Münkler: vi spiego perché la Germania è solidale
La Germania è un Paese solidale. Lo è stato anche con la Grecia, ma la solidarietà tedesca è diventata «visibile a tutti» soltanto in questi giorni. Herfried Münkler, autorevole politologo tedesco, docente di Teoria della politica all’Università von Humboldt di Berlino, analizza in un'intervista la straordinaria reazione di apertura - del governo e della società tedesca - di fronte al dramma dei profughi.
E loda la capacità di Angela Merkel, «una leader che osserva molto, anche troppo, prima di agire, ma poi agisce con risolutezza», di trovare sempre «le parole giuste»: «In questi giorni ha detto: "Wir schaffen es" (ce la facciamo, ndr.). Questa espressione è il modo che ha per contrastare le paure della gente, è una spinta che in questi giorni funziona benissimo, in poche parole è il suo "yes we can"».
Münkler sottolinea anche la portata della sfida: «Non sono per una società multikulti», multiculturale; «dobbiamo fare di queste persone cittadini tedeschi, musulmani europei». Per contrastare il pericolo che in Germania prenda piede quella che alcuni sociologi già definiscono la «società parallela».
Merkel e il suo Paese non soffrono di alcuna schizofrenia, dunque: «La Germania non è stata non-solidale con la Grecia, anche se nei paesi del sud dell’Europa il suo atteggiamento è stato interpretato così. Nei tre pacchetti di salvataggio ha fatto sempre la parte del leone, nelle risorse messe a disposizione.
Ed è anche il Paese che ci rimette di più nella politica dei tassi bassi della Bce. In questi giorni la solidarietà del Paese sta diventando visibile». Se nella crisi greca Wolfgang Schaeuble «si è comportato da custode severo dei trattati», adesso la Germania «sta agendo laddove altri non lo fanno o hanno fallito».
Lo stop di fatto ai meccanismi di Dublino per i siriani non è stato l’errore che ha scatenato masse di migranti illusi di poter venire in Germania, bensì l’intervento di Berlino, laddove le amministrazioni di paesi come Grecia, Macedonia, Serbia e Ungheria, «stavano clamorosamente fallendo».
Merkel ha deciso di dare un segnale «perché nessuno lo ha fatto». «Adesso, David Cameron si è mosso un po'. Hollande si sta impegnando. I paesi dell’Est Europa invece fanno molto poco». E la Germania «sta superando i clichèe su se stessa: avrebbe potuto agire burocraticamente, aspettando che i formulari fossero riempiti». Invece, ha spalancato le porte a migliaia di persone.
Per Münkler è poi molto importante la reazione del popolo tedesco: «C’è un confronto in corso anche nella società tedesca.
Ci sono un pò di persone, della destra estrema, che con gli attentati incendiari ai centri di accoglienza in via di allestimento stanno cercando di far passare il messaggio: "non venite qui, è pericoloso". Ma la stragrande maggioranza dei tedeschi ha dato un segnale opposto, impedendo a queste frange della società di dominare la scena. I tedeschi hanno insomma manifestato, dando la risposta alla domanda ‘che popolo siamo e che popolo vogliamo esserè».
Una risposta lanciata anche a Pegida: «Queste manifestazione di Benvenuto sono anche un segnale contro di loro, e vengono dal cuore della società».
«La sfida però sarà fare di questi profughi dei cittadini tedeschi - continua -. Innanzitutto dovranno imparare il tedesco, poi bisognerà trasmettere loro le capacità per inserirli nel mondo del lavoro: serve un processo di qualificazione differenziata. E dovremo far capire loro che la religione è una questione privata». Niente Sharia.
«Tutto questo significa un enorme lavoro, e molti costi». «Ma se dovesse riuscire - è la conclusione - alla fine sarebbe un’enorme chance per il Paese. E potrebbe rivelarsi uno svantaggio per chi non ha percorso questa strada. Il problema è che non lo si sa mai all’inizio con certezza».