Ricerca fra studenti trentini «Preoccupati per l'omofobia»
Poiché nel dibattito politico sull’omofobia attualmente in corso in Trentino (il ddl sul tema sembra procedere, sia pure lentamente, in consiglio provinciale) sono stati citati in modo parziale ed erroneo i dati della recente ricerca «Diritti alla pace: rappresentazioni e percezioni degli studenti trentini», il dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università di Trento e il Forum trentino per la pace e i diritti umani ritengono necessario riportare nella giusta luce interpretativa i risultati emersi.
La ricerca, diretta da Francesca Sartori in collaborazione con Arianna Bazzanella, è stata realizzata per conto del Forum trentino per la pace e i diritti umani nel 2014-2015 dal dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università di Trento. Nella sua parte quantitativa l’indagine ha coinvolto 1.026 studenti trentini iscritti al quarto anno di licei, istituti tecnici e centri di formazione professionale attraverso un questionario centrato sui temi della pace e della relazione con l’altro. Il tema dell’omofobia dunque costituisce un capitolo di una prospettiva di ricerca molto più ampia.
Questi i risultati emersi.
Per gli studenti trentini l’avversione verso le persone omosessuali (omofobia) è ritenuta diffusa: oltre quattro intervistati su cinque (83%) la ritengono un fenomeno abbastanza diffuso se non addirittura molto. La maggioranza degli studenti intervistati prende le distanze da atteggiamenti omofobici: se scoprissero l’omosessualità di un conoscente, per la maggior parte dei giovani non cambierebbe nulla (75%). Tuttavia, per molti sarebbe fonte di disagio (19%) e per una minoranza sarebbe addirittura causa di allontanamento e valutazione negativa (6%).
Si osservano sensibili differenze all’interno del campione intervistato: in questo quadro generale infatti le ragazze, chi frequenta i licei e chi proviene da una famiglia con un elevato capitale culturale tende a vivere in modo molto più «normalizzante» un coming out, evento che invece spiazza o quanto meno mette a disagio un’ampia minoranza dei maschi e di chi viene da famiglie con capitale culturale più basso. In particolare, le femmine si confermano molto più aperte dei coetanei: per le prime infatti non cambierebbe nulla nell’89% dei casi, per i secondi nel 64%.
Gli studenti trentini sembrano ritenere che le scelte sessuali siano una questione privata e non rientrino tra i temi pubblici discussi dalla politica.
D’altro canto, riconoscendo la realtà della discriminazione e della difficoltà di vivere serenamente la propria sfera affettiva da parte di coppie dello stesso sesso, gli studenti intervistati sembrano intravedere e quindi attendere che la politica si faccia carico sia della tutela degli omosessuali in quanto discriminati sia della possibilità di veder formalizzare le loro unioni attraverso il riconoscimento del matrimonio civile. Quasi la metà degli studenti (47%) è molto d’accordo con la frase «È giusto fare una legge che tuteli gli omosessuali da violenze verbali e fisiche» e un altro terzo (34%) lo è abbastanza.
Il campione si divide per quanto riguarda il riconoscimento dell’adozione: il 58% si dichiara infatti poco o per nulla d’accordo che coppie omosessuali possano diventare famiglie adottive.