Turchia, l'analista critico Caos creato da Erdogan
«Erdogan ha creato una situazione di caos perfetta per chiunque voglia colpire la Turchia. In questo clima può accadere di tutto». Mentre il Paese è sotto shock per l’attentato di Ankara, il peggiore nella sua storia, l’analista del quotidiano di opposizione Cumhuriyet, Ilhan Tanir, traccia il quadro di una situazione che a tre settimane dal voto anticipato appare fuori controllo.
«In Turchia oggi può succedere qualsiasi cosa perché non ci sono più pesi e contrappesi, nessuno può realmente opporsi al governo o al presidente Recep Tayyip Erdoğan. E se non ci sono più autorità di controllo, è ancora più difficile prevenire episodi come questo. Una situazione anche più allarmante se si pensa che al momento la Turchia è in guerra con il Pkk e l’Isis».
Secondo Tanir, il presidente turco ha costruito uno Stato a sua immagine e somiglianza, di fatto indebolendolo: «Negli ultimi due anni migliaia di poliziotti e magistrati sono stati cacciati o trasferiti, cambiando così le forze di sicurezza. Il sistema giudiziario è sotto forte pressione e i giornalisti vengono presi uno per uno, arrestati o licenziati. In questo contesto lo Stato ha perso ogni credibilità. Sull’attacco di Suruc, per esempio, molti non credono alla versione ufficiale di un attacco solo dell’Isis».
La strage di Ankara giunge a 20 giorni dal voto anticipato, cui si è arrivati per l’impossibilità di formare un governo di coalizione dopo le elezioni del 7 giugno: «Erdogan - dice Tanir - voleva evitarlo a tutti i costi, perchè sa che gli altri partiti una volta al potere riaprirebbero le indagini sui casi di corruzione, che riguardano anche la sua famiglia.
C’è chi pensa che un clima di insicurezza possa aiutarlo a recuperare la maggioranza assoluta nelle urne. Ma i sondaggi oggi indicano che non sarà così, e anche se ci riuscisse il vero problema è che ormai ha perso il controllo di un Paese sempre più polarizzato: il 60% dei turchi è contro di lui, e anche se avesse i voti per tornare al potere da solo la Turchia sarebbe ingovernabile».
In questo quadro, Tanir teme che dopo le elezioni le cose possano persino peggiorare: «Semplicemente Erdogan non può accettare un governo di coalizione. Il rischio è un caos ancora maggiore, perchè la gente vedrà la via d’uscita delle elezioni ormai alle spalle e cercherà altre strade per sfogare la frustrazione. È possibile che ci sia un’altra Gezi, ma la verità - insiste - è che nella Turchia di oggi può accadere di tutto».
Il leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas, ha lanciato accuse neanche troppo velate alle forze di potere vicine al presidente Erdogan. Osservatori occidentali presenti ad Ankara hanno riferito la singolare circostanza che al momento delle esplosioni la piazza sostanzialmente non era presidiata né da poliziotti in massa né da ambulanze, come innvece in genere succede in simili manifestazioni politiche.
Frattanto, il Pkk curdo ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale nel conflitto con la Turchia nel sud-est del Paese in vista delle elezioni anticipate del primo novembre. Nel suo annuncio il Pkk spiega di aver invitato i suoi membri a non compiere più attacchi per garantire la sicurezza del voto, ma di essere comunque pronto a rispondere nel caso dovesse subirne da parte dell’esercito turco. Ieri il vicepremier di Ankara, Yalcin Akdogan, aveva detto che la Turchia non intende interrompere le sue azioni contro i guerriglieri curdi.