Balcani, l'odissea dei profughi in cammino fra neve e pioggia
Sulla rotta balcanica è sempre emergenza migranti, che a migliaia da Siria, Afghanistan e Iraq continuano ad affluire attraverso Turchia, Grecia e Macedonia nonostante il sensibile peggioramento delle condizioni atmosferiche. Solo nel tardo pomeriggio al confine fra Croazia e Serbia si è sbloccata una situazione che si andava facendo sempre più esplosiva. A causa infatti dei limiti imposti nel flusso di accoglienza da Austria e Slovenia, da sabato migliaia di profughi erano bloccati nella terra di nessuno alla frontiera serbo-croata. Per due notti hanno dormito all'aperto, sotto la pioggia e nel fango, con temperature rigide.Particolarmente difficili le condizioni per i tanti bambini e le donne, molte delle quali incinte, che hanno estremo bisogno di scarpe, stivali, impermeabili, coperte e abiti caldi invernali.
Dopo che nel pomeriggio il ministro del lavoro e affari sociali serbo Aleksandar Vulin ha definito «insostenibile» la situazione, le autorità di Zagabria hanno deciso di sbloccare il passaggio e di consentire nuovamente l'afflusso di migranti provenienti dalla Serbia, tutti diretti verso Slovenia, Austria e Germania.
In giornata intanto si sono registrati scambi di accuse fra i Paesi interessati dal flusso migratorio, con la Slovenia che ha criticato la Croazia per il mancato rispetto degli accordi su un flusso regolato e non indiscriminato verso il confine sloveno. Accuse prontamente respinte da Zagabria.
Secondo gli ultimi dati, da sabato - quando l'Ungheria ha chiuso ai migranti la frontiera con la Croazia - sono stati oltre 5 mila gli arrivi nella piccola Slovenia, le cui strutture, pur apparentemente efficienti, non sono in grado di far fronte a un flusso migratorio imponente e incessante. Le autorità austriache da parte loro hanno smentito le notizie su una riduzione del flusso di ingressi dalla Slovenia. In serata un altro treno con a bordo 1.300 migranti ha raggiunto il confine sloveno. L'Ungheria intanto, dopo la costruzione delle barriere «difensive» alle frontiere con Serbia e Croazia, ha notificato ufficialmente a Bruxelles la decisione annunciata già sabato di ripristinare temporaneamente i controlli al confine con la Slovenia.
Ungheria e Slovenia fanno parte entrambi di Ue e spazio Schengen di libera circolazione, a differenza della Croazia, membro Ue ma non ancora di Schengen.
«La barriera difensiva funziona, non ci sono praticamente più profughi in Ungheria», ha detto visibilmente soddisfatto il ministro degli esteri magiaro Peter Szijjarto.
Ad accrescere le tensioni anche l'aggressione ad alcuni giornalisti di agenzie e emittenti internazionali maltrattati in territorio serbo da poliziotti croati al confine fra i due Paesi. A farne le spese sono stati in particolare fotoreporter e cineoperatori di Afp, Reuters, Al Jazeera, strattonati e privati delle loro attrezzature dagli agenti croati.
La giustificazione degli agenti è stato il presunto ingresso illegale dei reporter in territorio croato. Immediata la protesta di Belgrado, con il ministro dell'interno serbo Nebojsa Stefanovic che ha duramente condannato l'intrusione dei poliziotti croati in territorio serbo.