Giudice della corte suprema Usa apre allo stop alla pena di morte

Antonin Scalia, uno dei «saggi» della Corte suprema degli Stati Uniti, apre a una possibile decisione sull’incostituzionalità della pena di morte. «Non sarei sorpreso» se fosse abolita, ha detto il giudice durante un intervento all’università del Minnesota. Per il giudice, 79 anni, conservatore di origini italiane, le decisioni della Corte Suprema sulla pena di morte hanno finora reso «praticamente impossibile imporla. Ma - ha precisato - non l’abbiamo ancora considerata formalmente anticostituzionale».

Ancora, secondo Scalia, fino ad oggi le sentenze della Corte hanno aggiunto circostanze attenuanti che devono essere considerate, o hanno reso inammissibile condannare automaticamente le persone a morte per certi reati, come l’uccisione di un agente di polizia. La Corte Suprema, che ha appena iniziato la sua ultima sessione, sta già esaminando un ricorso in appello che riguarda un’esecuzione nel Kansas. Anche se il caso è di portata limitata, è il primo portato davanti alla massima Corte dopo gli scontri sulle procedure delle iniezioni letali che ha diviso i giudici.
La Corte intende esaminare anche un caso della Florida, dove si valuta l’ipotesi che siano i giudici, e non le giurie, a imporre la pena di morte, in particolar modo quando la giuria non è unanime nella sua decisione.

Con i suoi 30 anni alla Corte Suprema, Scalia è il giudice con il mandato più lungo. Alla platea del Minnesota che lo ha applaudito per il suo commento sulla pena di morte ha detto che per il momento non ha alcuna intenzione di lasciare l’incarico.
«Quando diventerò più pigro e non sarò più in grado di fare il lavoro, abbandonerò».

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