Roma, Marino non cede ma Renzi lo vuole cacciare
Sono ore decisive per il futuro del Campidoglio. Ieri sera il sindaco di Roma Ignazio Marino e il commissario del Pd Matteo Orfini, dopo giorni di braccio di ferro, si sono incontrati a casa del vicesindaco Marco Causi per tentare la «tregua» e magari trovare un accordo. «Abbiamo avuto una discussione molto cordiale. La notizia è che ci si parla ma la soluzione ancora non c'è», ha poi spiegato il vicesindaco capitolino al termine dell'incontro, durato diverse ore.
Il vertice arriva mentre Marino, forte dell'appoggio dei suoi supporter, stava riflettendo seriamente sul ritiro delle dimissioni, e il Pd spingeva per una sua uscita di scena definitiva. Va scritta al più presto la parola fine sulla vicenda Marino.
È questa l'indicazione arrivata anche ieri da Renzi. Perché «il balletto» attorno alle dimissioni del sindaco è uno spettacolo a dir poco spiacevole, che rischia di compromettere definitivamente ogni possibilità di rimonta del Pd romano alle prossime elezioni. La fase di «ricostruzione» avrebbe dovuto essere a questo punto già iniziata.
Ed è a quella che guarda il premier, nel percorso che, passando dal Giubileo, porterà alle elezioni attraverso la gestione commissariale.
Spetta a Orfini risolvere la «grana», non si stancano di ripetere i renziani. Perché non c'è niente da decidere: se Marino davvero ritirasse le dimissioni, spiega una fonte qualificata, «sarebbe il Pd a presentare la mozione di sfiducia contro di lui». Lo stesso sindaco, sono convinti diversi esponenti della maggioranza Pd, non ha alcun interesse a farsi sfiduciare e porsi così fuori dal partito. Soprattutto se, come si dice, aspirasse a fare l'anti-Renzi al congresso Pd nel 2017.
Ma Marino, per i renziani, «è fuori controllo»: offerte informali per un'uscita onorevole sarebbero state fatte pervenire al sindaco in questi giorni, ma non l'incontro da lui chiesto con Renzi. Il «no» del premier è stato da subito irremovibile. Nessun incontro, almeno non prima che abbia formalizzato irrevocabilmente le dimissioni.
Il premier intanto - pensando a un nuovo inquilino del Campidoglio - avrebbe iniziato a sondare le intenzioni di Marianna Madia, ma anche di Beatrice Lorenzin, ministro di Ncd che guarda apertamente al Pd. Ma prima, c'è da «liquidare» Marino. Alessandra Cattoi, braccio destro di Marino, solo ieri aveva chiarito: «Un sindaco eletto dai cittadini non può andarsene senza un confronto democratico con chi rappresenta i cittadini e cioè gli eletti in aula Giulio Cesare».
Intanto in Campidoglio Marino lavora alla pedonalizzazione totale di via dei Fori Imperiali.