Il sindaco di Trento e la crisi in Comune Andreatta in difesa: «Giunta ok, nessun rimpasto»
L'intervista ad Alessandro Andreatta
L'Upt di Mellarini è pronta, se l'assessore provinciale alla protezione civile vincerà il congresso del 23 gennaio, a chiedere un rimpasto di giunta e spazio ai suoi uomini esclusi dopo le elezioni in Comune dalla giunta Andreatta? Lui, il sindaco, non si scompone. Dice chiaramente che non pensa affatto a cambiare la sua squadra. Decanta le lodi delle due assessore nominate al posto di qualche «senatore» supervotato alle elezioni, Chiara Maule e Marika Ferrari. E ributta la palla al di là della rete chiedendo ai partiti, anziché rivendicazioni personali, contributi ideali per migliorare. Esce insomma allo scoperto e si esprime sull'impasse della sua giunta, sollecitato dai rilievi forti avanzati domenica sull'Adige dall'editoriale del direttore dal titolo «Sindaco, se ci sei batti un colpo».
Sindaco Andreatta, i destini della sua giunta sono legati all'esito del congresso dell'Upt del prossimo 23 gennaio?
Credo di no. Io ho voluto una giunta che guardasse avanti, al futuro. Che potesse garantire per Trento, oggi ma ancora più domani, persone capaci di assumersi responsabilità, appassionate di politica, competenti e generose. Credo che un buon sindaco non fa bene solo se lavora bene oggi ma anche se riesce a individuare persone che possono proseguire lungo un percorso e garantire un'amministrazione alla comunità anche in futuro. Per questo ho scelto una giunta giovane con una componente femminile significativa.
Dunque una scelta che rifarebbe?
Certo. Anche perché mi pare che la comunità abbia capito questa scelta. Io questo fine settimana ho fatto otto incontri in vari ambiti, dal sociale allo sportivo, come faccio normalmente perché mi piace incontrare le persone e parlare con loro. Ancora una volta ho colto giudizi positivi su queste scelte proiettate al futuro. Poi certo ci sono anche i partiti.
E dall'Upt arriva un segnale chiaro: spazio agli esclusi eccellenti, Panetta o Castelli...
Io non ho mai voluto entrare nel dibattito dei partiti nelle fasi precongressuali. Quando si concluderà ci confronteremo con quello che emerge. Io so che le mie scelte le ho fatte coscientemente. Il dialogo con i partiti è sempre stato possibile e aperto. Ma mi pare però che la gente stenti a capire quanto sta succedendo. Sento in giro tanta soddisfazione per come la città procede, per le opere nuove realizzate, per i servizi erogati, per la qualità della vita.
Sindaco, eppure le accuse che le sono rivolte in questo periodo sono quelle di essere bloccato. Di non avere un'idea di futuro per la città.
Diciamo innanzitutto che oggi non c'è più un'ordinaria amministrazione. In questi tempi di crisi tutto è straordinario. Anche mantenere inalterate le tariffe o la pressione tributaria o mantenere l'offerta scolastica e gli asili nido, o tenere un trasporto pubblico capillare e funzionante, o un welfare che regge all'urto della crisi. Per fare amministrazione oggi bisogna che ci sia un impegno e una fatica. Lo sforzo straordinario è far quadrare i conti e mantenere i servizi. Noi vogliamo investire sul benessere dei cittadini.
Rimane però il fatto che per governare ci vuole l'apporto dei partiti. Il Patt chiede di cambiare passo, anche nello stesso Pd c'è un latente malcontento.
Certo un sindaco ha un doppio compito. Di rivolgersi alla comunità cittadina e qui non trovo giudizi negativi, per me è un grande punto di forza. Poi so bene che devo continuare a conquistarmi anche la fiducia dei partiti e dei singoli consiglieri. Si parla tanto ultimamente di crisi dei partiti e allora il ruolo di sindaco diventa straordinario anche in questo. Io prima non è che non mi confrontassi, l'ho sempre fatto. Ma oggi ancora di più sento che devo dedicare ancora più tempo a parlare oltre che coi segretari coi singoli consiglieri ed è quello che sto facendo. Certo la sintesi diventa difficile ma per me la politica è relazionarsi, discutere, anche litigare ma poi tornarci su. Cosa che sono chiamato a fare e sto facendo. Ma mi spiace che ci sia un'idea di amministrazione ferma o che procede lentamente. Sono passati sei mesi con l'estate di mezzo e dopo che ci siamo dati gli strumenti ora stiamo lavorando a tambur battente. Molti progetti sono partiti e la città mi chiede di andare avanti sulla base del programma.
L'impressione e l'accusa ricorrente è che manchi una precisa visione di città.
Questo lo contesto. La dorsale nord-sud ad esempio risponde a una nostra precisa idea di mobilità e la Provincia ci sta lavorando su con l'idea di prolungare la ferrovia accanto ai binari attuali. È stata colta anche la seconda priorità: il collegamento con Povo. C'è un disegno anche per il collegamento funiviario col Bondone; noi riteniamo che sia giusto il collegamento fino a Sardagna e che poi debba essere il privato a rendersi disponibile da lì in poi. Mi sembrano tre idee fonde. E quando si lavora le idee vengono fuori.
Resta la spada di Damocle della politica dei partiti. Il 23 gennaio, dopo il congresso dell'Upt, potrebbe arrivare questa richiesta di rivedere la giunta. Come si lavora in questa situazione?
Io non la considero una spada di Damocle. Quando il congresso sarà finito immagino emergeranno delle scelte e delle strategie. Sono certo che coloro che avranno prevalso avranno occasione di farmi arrivare il loro disegno politico, soprattutto per quanto riguarda la città.
Ma, per essere chiari: Lei oggi è in grado di dire che non ci sono ragioni per poter pensare a un rimpasto, a una modifica della giunta?
Dopo sei mesi sarebbe una condizione di debolezza, a meno che non si individuino precise responsabilità o inadeguatezze. A me pare che l'impegno con cui stanno lavorando i miei assessori sia encomiabile. Li vedo molto attenti nell'ascoltare e trovare soluzioni anche ai piccoli problemi. Certo un sindaco non ignora la stagione dei congressi; sarei uno sprovveduto a farlo. Ma quello che mi attendo, dall'Upt prima e poi anche dal Patt e dal Pd, è che siano grandi occasioni per fornire luce anche a chi è impegnato nell'azione di governo. Della Provincia ma anche della città. I congressi non devono far paura e spaventare un sindaco, devono essere un'occasione per nuove idee e nuovi spunti. Poi, certo, nei congressi ci sono maggioranze e minoranze e vince una prospettiva o ne vince un'altra. Io mi confronterò e dialogherò con coloro che interpreteranno i corsi, nuovi o confermati, dei partiti che si muovono in Trentino. Ma continuerò anche ad ascoltare la città nella sua quotidianità. Non gioco in difesa e non ho niente da difendere. Sapendo che non esiste un'amministrazione senza politica. I partiti sono fondamentali in una democrazia. Vivono certo un momento difficile per il loro ruolo ma vanno aiutati a crescere ed essere protagonisti, perché sono loro che devono fare sintesi di quello che matura al loro interno leggendo la realtà. Penso che il loro compito sia quello di suggerire come migliorare il Trentino e anche la nostra città. Io voglio guardare avanti, non indietro. E non giudico la mia giunta spompata o arrancante ma anzi una giunta dinamica, impegnata e che lavora bene insieme, con l'entusiasmo dato da persone giovani e con grande passione.