Austria e Slovenia, nuove barriere contro i profughi
Temperature quasi invernali, controlli più serrati alle propaggini meridionali della rotta balcanica. Non stupisce che i flussi di migranti che attraversano Slovenia e Austria siano molto diminuiti rispetto ai picchi dei mesi scorsi, ma potrebbe essere solo la calma che precede una nuova «tempesta», la primavera prossima.
E così Vienna e Lubiana si stanno adoperando per rafforzare la sicurezza sui confini.
La Slovenia lo fa estendendo gli esistenti 137 km di filo spinato sulla frontiera sloveno-croata anche all'Istria; l'Austria costruendo una barriera metallica che sarà lunga 40 km a ridosso del confine austriaco-sloveno di Spielfeld. Entrambe le recinzioni hanno un solo obiettivo: incanalare i profughi verso i valichi presidiati per meglio controllarli.
A Spielfeld, punto nevralgico per l'ingresso dei rifugiati in Austria, il lavoro dei militari austriaci per terminare la barriera metallica entro Natale ferve con maggior alacrità. Qui la recinzione è percepita come un passo inevitabile, anche se gli arrivi sono stati in media, negli ultimi giorni, di «soli» mille rifugiati al giorno rispetto ai picchi autunnali di 7-8.000.
«L'inverno ha fatto ridurre gli arrivi, ma la barriera è necessaria. Permette di controllare chi entra», afferma Reinhold Hoflechner, sindaco di Strass- Spielfeld. «La gente di qui è soddisfatta della costruzione della recinzione ma c'è anche chi è contrario».
Anche in Slovenia, che di chilometri di filo spinato ne ha già posati 137 e che, per bocca del segretario di Stato agli Interni, Bostjan Sefic, ha assicurato che l'intero confine potrebbe essere sigillato, le voci critiche verso le barriere non mancano. Ma non vengono ascoltate.
La prima a erigere una barriera è stata l'Ungheria, l'estate scorsa, provocando così lo spostamento verso ovest della rotta dei profughi. Poi anche la Croazia ha costruito una barriera, sempre al confine con la Serbia.
Più a sud a cominciare a farlo è stata pochi giorni fa la Macedonia.
Tutte queste iniziative unilaterali avvengono peraltro nella sostanziale indifferenza delle istituzioni europee (dalle quali sono arrivate solo parole di biasimo). Senza l'attuazione a monte del problema di soluzioni per dare protezione ai profughi in fuga, sembra scontato che con la comparsa di barriere nei percorsi terrestri possa indurre i fuggitivi a organizzare attraversate pericolose del Mar Adriatico con approdo, a quel punto, di nuovo sulle coste italiane nel loro viaggio verso l'Europa del Nord.
Ieri, incontranto la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier italiano Matteo Renzi ha ribadito le sue critiche alle politiche europee della prima accoglienza, che scaricano gran parte delle responsabilità su pochi Paesi del Sud.