Bagnasco: «I figli non sono un diritto»
Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana ribadisce la posizione della Chiesa sulle unioni civili: difesa della famiglia tradizionale e no all’affidamento dei bambini a coppie gay
La famiglia ha «un'identità propria e unica» e rispettare tutti non vuol dire uniformare, perché i diritti di ciascuno devono essere garantiti «su piani diversi». E poi i bambini: «Non sono mai un diritto» e «hanno bisogno di un microcosmo completo», ovvero di crescere con «un papà e una mamma». Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, non media con la politica e ricorda come «i Padri costituenti ci hanno consegnato un tesoro prezioso che tutti dobbiamo apprezzare e custodire», ovvero il modello di famiglia come previsto nella Costituzione. No dunque alle unioni civili come forma di nuova famiglia. E soprattutto no alle adozioni a tutti i costi.
Ma se alla politica, che si appresta a esaminare il ddl Cirinnà, il presidente dei vescovi non fa nessuno sconto, all'interno della Chiesa italiana i toni si fanno più cauti per sottolineare che «i vescovi sono uniti e compatti». Troppe in questi giorni le dichiarazioni dei presuli in ordine sparso e molte anche le analisi sul fatto che esistessero due Cei, quella di Bagnasco e quella del segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, il primo più vicino ai movimenti delle famiglie, il secondo meno propenso a sposare gli scontri di piazza. E oggi il cardinal Bagnasco sceglie, nella attesa Prolusione al Consiglio Episcopale Permanente della Cei, di non citare il Family Day, la manifestazione del 30 gennaio che vedrà a Roma confluire i movimenti cattolici. Ma allo stesso tempo rivendica che i credenti possano, anzi debbano, dire la loro. E risponde all'appello del Papa quando dice che non servono i 'vescovi-pilotà ma che l'iniziativa spetta invece ai laici.
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«I credenti - ha detto Bagnasco - hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo». Ma ha aggiunto che «spetta ai laici, come già indicato dal Concilio Vaticano II, di iscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Assumano la propria responsabilità alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del Magistero». Ma al di là del dibattito sul ddl Cirinnà, la Cei torna a chiedere a governo e Parlamento «politiche veramente incisive e consistenti» per la famiglia alla quale deve essere conferita «la centralità che le spetta». «Mai dobbiamo dimenticare l'identità propria della famiglia e la sua importanza - ha aggiunto - per la stabilità e lo sviluppo economico del Paese, nonchè l'imprescindibile ruolo che riveste per l'educazione delle nuove generazioni».