Nuova strage di Boko Haram Anche bambini bruciati vivi
Quattro ore è durato l’inferno nella notte di Dalori, villaggio nigeriano attaccato e dato alle fiamme dagli integralisti islamici Boko Haram. Nelle casupole rase al suolo sono morti a decine, molti bambini sono bruciati vivi, chi fuggiva veniva falciato a colpi di mitra. Il bilancio delle vittime non è ancora definitivo, finora sono stati contati 86 morti e un centinaio di feriti, molti gravemente ustionati.
E anche il confinante Ciad ha pagato il suo tributo di sangue ai terroristi nigeriani: stamattina, mentre nella giungla di Dalori si cercavano ancora eventuali superstiti, tre kamikaze si sono fatti esplodere in due villaggi sulle rive del lago Ciad.
Hanno ammazzato nove persone tra cui cinque bimbi che stavano giocando in un campo di calcio, 52 i feriti.
Il primo a raccontare la strage nel villaggio nigeriano situato a una decina di chilometri di Maiduguri, capoluogo dello stato nord-orientale di Borno, è stato un sopravvissuto: era in strada quando i Boko Haram verso le 7 di sera hanno fatto irruzione a Dalori, ha sentito il rombo delle motociclette e di un camion che si avvicinavano, si è arrampicato su un albero e lì è rimasto, impietrito, per tutta la notte. Ha visto i miliziani lanciare bombe incendiarie dentro le case, ha sentito le urla della gente che bruciava tra le fiamme. «C’erano anche grida disperate di bambini», ha detto ai soccorritori arrivati troppo tardi e ai soldati che nelle strade hanno trovato decine di cadaveri carbonizzati o ammazzati a colpi d’arma da fuoco.
Nella giungla sono stati invece recuperati quasi un centinaio di feriti, molti in gravi condizioni, alcuni mutilati. Perchè c’erano anche tre donne kamikaze tra chi in preda al panico correva via dalle abitazione incendiate. Tre kamikaze lasciate a confondersi tra la gente in fuga dai combattenti che si ritiravano dopo la carneficina: si sono fatte esplodere uccidendo altre donne, altri bambini, altri uomini inermi.
Soprattutto nell’area prossima a Dalori, dove negli ultimi mesi le associazioni umanitarie hanno tirato su un campo tendato per gli sfollati che ormai non sanno più dove rifugiarsi, mentre l’esercito del governo centrale guadagna terreno ma non porta sicurezza e i Boko Haram sempre più spesso trasferiscono la loro guerra sanguinaria nei paesi vicini, Camerun, Ciad, Niger e Benin.
Ventimila morti e due milioni e mezzo di profughi è il bilancio di quasi sette anni di guerra iniziata dai Bako Haram come rivolta anti-governativa, e poi sempre più radicalizzatasi fino a fondersi nella furiosa jihad dello Stato islamico.
Gli attentati di stamattina in Ciad sono gli ultimi «esportati» sulle rive dell’omonimo lago: un primo kamikaze è arrivato a bordo di una motocicletta e si è fatto saltare in aria a Guittè. Due donne invece si sono fatte esplodere a Mittèrinè, vicino ad un campetto di calcio, dopo essere state individuate dalle milizie di autodifesa costituite proprio per fronteggiare le incursioni dei Boko Haram. Hanno ucciso anche cinque bambini che correvano dietro un pallone.