Primarie, nel New Hampshire trionfano Trump e Sanders
Storia di due vittorie annunciate. Le primarie del New Hampshire, come ampiamente anticipato dai sondaggi, vedono Donald Trump trionfare nettamente tra i candidati repubblicani alla Casa Bianca. Mentre in campo democratico il socialista Bernie Sanders non solo vince ma surclassa oltre ogni previsione Hillary Clinton con oltre 20 punti di vantaggio.
Lotta all’establishment politico e finanziario, attacco ai poteri forti e ai super pacs che condizionano la democrazia, assistenza sanitaria e istruzione gratis per tutti, aumento del salario minimo, lotta all’Isis ma senza scivolare nel pantano iracheno, rispetto e legalizzazione per gli immigrati irregolari presenti in Usa: sono alcuni dei punti del discorso tenuto ieri sera da Bernie Sanders all’High school di Concord, in occasione della sua vittoria alle primarie del New Hampshire.
«La gente vuole un cambiamento vero», ha martellato, concludendo dopo mezz'ora con un appello ad una «rivoluzione politica», ha concluso il 75enne Sanders tra gli applausi dei sostenitori, la gran parte dei quali sono giovani.
Il Granite State, che spesso ha regalato risultati imprevedibili, non delude neanche stavolta, e regala una grande, doppia sorpresa: la resurrezione di Jeb Bush da una parte e il tonfo del suo ex pupillo Marco Rubio dall’altra.
L’ex governatore della Florida, autore finora di una campagna elettorale incolore che lo ha relegato in fondo a tutti i sondaggi, si rende protagonista di un clamoroso testa a testa per il terzo posto con l’ultarconservatore Ted Cruz. Un duello fino all’ultimo voto dietro all’altra rivelazione di queste primarie repubblicane: il governatore dell’Ohio John Kasich, che finisce secondo alle spalle del tycoon newyorchese.
«La campagna non è morta», esultano al quartier generale di Bush, dove nella notte del New Hampshire si respira un clima di rinascita. E forse, più della vicinanza della madre Barbara che negli ultimi giorni non lo ha mollato un minuto, a costruire questa piccola-grande vittoria di Jeb è stato lo scivolone di Rubio. Il giovane senatore di origini cubane ha pagato a caro prezzo - con un quinto posto - l’ultimo disastroso dibattito televisivo, che ha messo a nudo molte delle sue vulnerabilità.
La sfida di Jeb ora, in vista delle primarie nel sud del Paese - è quella di ricompattare l’establishment del partito repubblicano attorno alla sua candidatura. Convincendolo a lasciare al suo destino proprio Marco Rubio, su cui molti avevano puntato nelle ultime settimane. E imponendosi come l’unico moderato che può vincere la nomination repubblicana impedendo che finisca nelle mani di due ‘estremistì come Donald Trump e Ted Cruz. Anche se dovrà fare i conti con un altro moderato venuto alla ribalta in New Hampshire: John Kasich.
Sul fronte democratico la batosta presa dall’ex segretario di Stato Hillary non è da poco. I sondaggi non lasciavano sperare in una vittoria, ma l’obiettivo dell’ex first lady era quello di limitare i danni.
L’operazione non è riuscita, e ora si pensa alla rivincita in South Carolina a fine febbraio e nel Supertuesday del primo marzo, giorno in cui si voterà in una decina di stati, molti dei quali considerati roccaforte dei Clinton.
«Mi congratulo con il senatore Sanders - ha detto Hillary ammettendo già ai primi risultati la sconfitta - ma sono io che rappresento la vera svolta. »So che ho molto lavoro da fare, e lavorerò più di ogni altro, lotterò per ogni voto. E alla fine vinceremo insieme la nomination e queste elezioni«, ha concluso davanti ai suoi fan. Accanto sul palco il marito Bill, già presidente Usa, e la figlia Hillary.
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