Siria: raid aerei su Aleppo e Hama

Raid aerei hanno colpito sei città nella provincia siriana di Aleppo, nel secondo giorno di cessate il fuoco. Lo riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus), basato a Londra e citato da Sky News, senza poter precisare l'identità dei jet. Secondo altre fonti sul terreno, i raid sarebbero stati compiuti da aerei russi. L'ong denuncia anche altri raid aerei nella zona nordoccidentale di Hama.

Ieri, eccetto alcune violazioni, la prima giornata di calma
Nonostante alcune limitate - e previste - violazioni, per il momento sembra tenere la cessazione delle ostilità in Siria sponsorizzata da Usa e Russia, con diverse regioni che hanno goduto della prima giornata di calma da anni. Una situazione "decisamente rassicurante", secondo l'inviato speciale dell'Onu Staffan de Mistura. Anche se l'Isis, non incluso nella tregua, è passato all'attacco nel nord del Paese. Poco dopo l'entrata in vigore della 'cessazione delle ostilità' - secondo la dizione ufficiale dell'Onu - i jihadisti del Califfato hanno lanciato un'offensiva a nord di Raqqa, la loro capitale siriana, nel tentativo di conquistare Tal Abyad, cittadina sul confine con la Turchia, in mano alle milizie curde dell'Ypg dall'estate scorsa. Un tentativo che sembra essere stato respinto, dopo una battaglia in cui sono morti almeno 45 combattenti dell'Isis e 20 curdi, secondo un bilancio dell'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus).

In appoggio alle milizie curde sono intervenuti gli aerei della Coalizione internazionale a guida americana che hanno effettuato dieci raid. Mentre non ci sono conferme a una notizia inizialmente fatta circolare dallo stesso Ondus secondo la quale l'artiglieria di Ankara avrebbe preso di mira i curdi. L'Isis ha anche rivendicato un attacco suicida nella provincia di Hama, dove un kamikaze si è fatto saltare in aria ad un posto di blocco governativo all'entrata della città di Salamiyeh, uccidendo almeno due soldati. Per quanto riguarda la tregua, il presidente americano Barack Obama ha manifestato estrema cautela: "Non ci facciamo illusioni", ha detto l'inquilino della Casa Bianca, aggiungendo che "molto dipenderà da se il regime siriano e la Russia manterranno i propri impegni". Più ottimista il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, che oggi ha avuto un colloquio telefonico con Riad Hijab, il capo dell'Alto Comitato Negoziale (Hnc) delle opposizioni siriane.

"La tregua può reggere nonostante le violazioni", ha detto il capo della Farnesina. Mentre l'alto rappresentante per la politica estera della Ue, Federica Mogherini, ha sottolineato che si tratta di una "prima chance da non sprecare per mettere fine alle violenze sul terreno". In generale, il livello delle violenze nel Paese è fortemente diminuito dopo la mezzanotte, aprendo uno spiraglio di speranza per il riavvio dei negoziati tra governo e opposizioni il 7 marzo, data indicata da de Mistura. L'inviato dell'Onu non ha negato le violazioni, affermando anzi che altre potranno avvenire nei prossimi giorni. Ma "la prima notte e la prima giornata - ha sottolineato - hanno dato certamente l'impressione che tutti sono seri nel loro impegno di continuare con la cessazione delle ostilità". Tra gli sviluppi più significativi, il fatto che per la prima volta dopo mesi i cieli delle province di Aleppo e di Idlib, nel nord e nel nord-ovest del Paese, non sono stati solcati dai cacciabombardieri russi. Un alto ufficiale di Mosca, il generale Sergei Rudskoy, ha detto che tutti i raid sono stati sospesi "per evitare ogni possibile incidente". Cioè che i jet russi, colpendo i qaedisti del Fronte al Nusra - anch'essi esclusi dalla tregua - possano bombardare altre organizzazioni armate loro alleate che hanno accettato la cessazione delle ostilità.

Le violazioni denunciate da una parte e dall'altra sono finora di minore entità. Il gruppo islamista Jaish al Islam ha affermato che elicotteri governativi hanno sganciato due barili bomba sulle sue postazioni nei pressi di Damasco. Mentre la tv di Stato ha riferito che miliziani ribelli acquartierati alle porte di Damasco hanno lanciato razzi su "aree residenziali" della capitale. Se i combattimenti non riprenderanno nei prossimi giorni su vasta scala, la priorità sarà la questione umanitaria, con il primo obiettivo di portare soccorso ai 480.000 civili che rimangono intrappolati in 17 aree sotto assedio.

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