Usa 2016: Hillary pigliatutto E Trump liquida anche Rubio
Donald Trump vince, in Florida soprattutto, ma non fa l'en plein nel nuovo «Super Tuesday» delle primarie americane, fermato dal suo «opposto», il moderato John Kasich che prevale in Ohio, lo Stato di cui è governatore e che, grazie alla formula «chi vince prende tutto», raddoppia il numero di delegati.
Di questi, sul fronte democratico, Hillary Clinton ne conta abbastanza da farle pronunciare un discorso già tutto volto alla sfida di novembre, perché Bernie Sanders tiene ma non e' più una minaccia. E così il giro di boa per la corsa alla nomination assume da qui nuovi connotati, soprattutto per il Grand Old Party (Gop), dove la gara adesso è a tre con Marco Rubio che non passa il test delle urne nemmeno nella sua Florida e rinuncia: «Siamo dalla parte giusta, ma quest'anno non saremo dalla parte vincente». «L'America è nel mezzo di uno tsunami politico, la gente è arrabbiata e frustrata. Ma non bisogna cedere alla paura e al risentimento», ha detto il candidato «buono sulla carta», la cui campagna però non è mai riuscita a decollare, nemmeno dopo la levata di scudi dei vertici Gop che hanno tentato di fare quadrato attorno ad un nome da opporre all'avanzata di Trump.
Il tycoon di New York invece non si ferma. A Rubio strappa la Florida e con percentuali più che solide. Poi si prende anche Illinois e North Carolina mentre il Missouri è fino alla fine in bilico, conteso con Ted Cruz all'ultimo voto. Solo John Kasich pone un freno in Ohio. La prima vittoria per il «pacato» governatore, ma non per questo meno rilevante. Adesso che può contare quasi 130 delegati Kasich può infatti sperare di attirare su di sé gli occhi di quei moderati che vogliono contrastare Trump ma per cui anche Ted Cruz è troppo «estremo».
Kasich ha già incassato l'endorsement di Mitt Romney, capofila della rivolta anti-Trump e con «oltre 1000 delegati ancora da attribuire» - sottolinea il governatore - la strada a suo avviso resta aperta. Kasich dà anche il via ad una sequela di complimenti per Rubio che fa pensare ad un corteggiamento serrato per quella fetta di consensi lasciata orfana. Segue a ruota Ted Cruz: «A chi ha supportato Marco Rubio, a chi ha lavorato duramente per la sua campagna dico: vi accogliamo a braccia aperte».
Perfino Trump, che nelle ultime settimane ha duellato con il giovane senatore della Florida a suon di attacchi duri e anche sopra le righe, dalla lussuosa «ballroom» di Palm Beach di sua proprietà con i lampadari di cristallo fa i complimenti all'ormai ex rivale, «ha un futuro», dice, prime di ricordare come è con lui che «l'America torna a vincere e torna ad essere grande».
I toni però li ha abbassati, niente conferenza stampa questa volta, non lancia strali e non c'è nemmeno Chris Christie a fargli da «opening act». Che guardi già a novembre? Di sicuro è sull'election day che si concentra già Hillary Clinton che porta a casa con facilità Florida, Ohio e North Carolina e parla di «un altro passo verso la nomination». Bernie Sanders non fa il bis paventato nel Midwest dopo la vittoria in Michigan perdendo in Ohio. mentre anche per loro il Missouri resta «too close to call». «La nostra campagna ha guadagnato più voti di qualsiasi altro candidato, democratico o repubblicano», ha detto Hillary Clinton guardando gia' alla possibile battaglia ultima con Donald Trump: «Il nostro commander in chief deve essere in grado di difenderci, non di metterci in imbarazzo».