Libia, il premier ribelle si rifugia a Misurata
Il premier non-riconosciuto scappa, e quello voluto dall'Onu passeggia. Dopo lo sbarco a Tripoli del premier designato Fayez Al Sarraj, ieri è stata un'altra giornata di svolta per la Libia che l'Italia esorta a sostenere nel suo cammino verso la stabilizzazione indispensabile per fare i conti con l'Isis, come ricorda il presidente americano Barack Obama. Il premier Khalifa Ghwell, quello insediato a Tripoli e ostile al governo di unità nazionale di Sarraj, secondo alcuni media ha lasciato la capitale ed è tornato nella sua città natale, Misurata.
L'ufficio del premier sarebbe stato occupato da "elementi del comitato temporaneo della presidenza" dopo che il consiglio degli anziani di Misurata, la potente città perno della seconda fase della guerra civile libica, ha minacciato di destituire Ghwell: "Gli hanno detto che era finita e doveva lasciare. Se non se ne fosse andato lo avrebbero rimosso", ha riferito una fonte al quotidiano Libya Herald. Del resto contro di lui e il presidente del Parlamento di Tripoli, Nouri Abu Sahmain, nelle ultime ore sono scattate le sanzioni europee annunciate venerdì.
Sarraj, come ha documentato la pagina Facebook dell'Ufficio stampa del suo Governo, è così uscito dalla base navale dove sembrava sotto assedio. Secondo almeno due stime, nove milizie su dieci lo appoggiano e 23 città dell'ovest tra cui Tripoli gli hanno dichiarato appoggio: quindi è potuto andare a compiere il rito della preghiera del venerdì in una moschea, in ossequio al fatto per la nuova Libia la "sharia" è la base del diritto. Inoltre si è fatto riprendere fra baci e abbracci, strette di mano con cittadini e vigili urbani, e anche una foto di gruppo (non un selfie).